«Il Cardinale Jorge Bergoglio è un uomo di grande spiritualità noto per il suo impegno nel magistero, nonché per la sua semplicità di vita. Come Benedetto XVI, egli combina la preoccupazione per i poveri e l’insistenza che non è responsabilità della Chiesa di essere un attore politico, né di indicare soluzioni precise ai problemi economici. A questo proposito, è un modello per i vescovi cattolici e il clero di tutto il mondo». Con queste parole inizia questa intervista al Reverendo Robert Sirico, presidente dell’Acton Institute del Michigan (Usa) che, oltre ad avere una sede in Italia a Roma, ne ha un’altra anche nel Paese da cui proviene il nuovo Pontefice, l’Argentina. Sirico è stato in Italia in questi giorni proprio per seguire il Conclave e l’inizio del nuovo Pontificato di papa Francesco.
Padre Sirico, cosa pensa del momento delicato della Chiesa e di Bergoglio Papa?
Mi colpisce come sia il papa giusto al momento giusto. E’ un uomo di profonda umiltà e di preghiera; e in una società che è sempre più superficiale, è percepibile la profondità della sua anima.
Cosa pensa in particolare della nuova linea di austerità e di vicinanza al popolo che con lui la Chiesa sta sposando?
Penso che abbia portato una ventata di freschezza e che sia schietto e benvoluto. Ogni nuovo papa aggiunge una nuova enfasi ad una parte del magistero della Chiesa che può richiedere un rinnovato slancio.
Dopo Joseph Ratzinger anche Bergoglio è accusato di filo-nazismo da alcuni media italiani secondo i quali avrebbe coperto il dittatore Videla. Cosa ne pensa di questo modo di fsre informazione? Anche la stampa americana si comporta in questo modo?
Non ci vuole mai molto per muovere un qualsiasi tipo di accusa selvaggia contro qualcuno. Il problema sta nel presentare delle prove. E queste accuse irresponsabili riflettono molto la scarsità degli autori e delle loro pubblicazioni. Sono state più volte respinte ed è stata provata la loro falsità. Negli Stati Uniti non abbiamo lo stesso livello di irresponsabilità probabilmente perché i nostri giornali devono competere sul mercato, a differenza di molti giornali italiani che sono supportati dal governo o da partiti politici. Anche se esistono spesso faziosità nel giornalismo tradizionale americano, la stampa deve attingere a fonti reali per non essere considerata inaffidabile dai consumatori.
Obama ha mandato un caloroso augurio al primo Papa delle Americhe, definendolo “un paladino dei più poveri e vulnerabili tra noi”. Secondo lei, come vivono gli Stati Uniti il nuovo magistero della Chiesa di Papa Francesco?
Sarà interessante vedere cosa accadrà, perché mentre Obama molto spesso parla facendo leva su parole e immagini che suscitano emozioni, quando si tratta di capire le cause della creazione di ricchezza ha una conoscenza molto superficiale degli affari, che sono il miglior modo che ci permette di aiutare i poveri a sollevarsi dalla miseria.
E l’America Latina? Il crescente sviluppo economico che sta incontrando sarà forse più ordinato rispetto a quello un po’ spericolato che ha caratterizzato l’Occidente?
Questo dipende da cosa si intende per “crescita ordinata”. C’è una grande tentazione, data la storia di molti paesi dell’America Latina, a rendere così “ordinata” l’economia che la crescita viene soffocata. La comprensione delle esigenze dei consumatori e l’organizzazione della produzione per soddisfare tali esigenze non costituiscono una scienza esatta e richiedono il rischio nell’impresa, ma anche una profonda conoscenza della cultura in cui tali imprese operano e sperano di avere successo. Altro discorso è se per “ordine” si intende lo stato di diritto: questo è, ovviamente, essenziale per assicurare il progresso economico e sociale.
Papa Bergoglio ha vissuto in Argentina tutta l’avventura ecclesiale della teologia della liberazione non condividendola e arrivando anche a condannare i suoi confratelli gesuiti che si lasciavano attrarre. Cosa ne pensa?
È stata una scelta molto coraggiosa che Papa Francesco fece a quei tempi in Argentina, e altrettanto difficile perché dovette confrontarsi con i suoi fratelli gesuiti che stavano tentando di politicizzare il Vangelo e il servizio ai poveri. È difficile ammonire le persone con cui si vive e si prega, quindi questo dimostra la chiarezza del pensiero del Santo Padre su tale questione. Vale a dire che si può veramente avere “un’opzione preferenziale per i poveri” senza avere “un’opzione preferenziale per lo Stato”.
(Giuseppe Sabella)