“Non dimentichiamoci mai che il vero potere è servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”. Sono le parole di Papa Francesco nel corso dell’omelia pronunciata ieri nel giorno dell’inaugurazione del suo pontificato. Ilsussidiario.net ha intervistato il vaticanista irlandese Gerard O’Connell.
Ritiene che questo invito abbia un significato preciso riferito all’attuale situazione della Chiesa e agli ultimi scandali della Curia?
Di certo il Papa si riferiva alla Chiesa e al Vaticano, ma anche al mondo intero. Di fronte a sé il Santo Padre aveva una delegazione di 132 governi, a partire dall’Argentina. Fin da quando è arcivescovo Bergoglio ha insistito sulla responsabilità di ciascuno nell’esercitare il potere non per se stesso ma per il bene comune e per la missione che ha la Chiesa di portare Cristo al mondo.
In un’intervista rilasciata poco prima di diventare Papa, Bergoglio aveva dichiarato: “La mondanità spirituale è un antropocentrismo religioso che ha degli aspetti gnostici. Il carrierismo, la ricerca di avanzamenti, rientra pienamente in questa mondanità spirituale”. Qual è il senso di questo richiamo?
Si tratta di affermazioni fatte prima di diventare Papa e che rispondevano a una situazione che si era creata in quel momento. Del resto i contenuti della sua omelia di intronizzazione sono un aspetto costante delle sue prediche, discorsi e modo di essere. Chi ha una posizione di responsabilità non deve esercitarla per promuovere il suo interesse personale, sia cercando di fare carriera nella Chiesa sia nel mondo dell’economia o della politica. Bergoglio ha anche scritto due libretti dal titolo Il vero potere è il servizio e Corruzione e peccato. Si tratta di capire che se uno è in una posizione di responsabilità, nella società o nella Chiesa, la logica che deve valere è sempre la stessa. Nella Chiesa i dettami di Cristo sono ben chiari, chi vuole essere primo deve farsi ultimo attraverso il servizio agli altri. Il messaggio del Papa di ieri toccava quindi individui, comunità e famiglie.
Qual è e quale sarà l’approccio di Bergoglio al tema del potere politico?
Papa Francesco vuole che chi ha potere ed è in una posizione di responsabilità nella Chiesa o nella società eserciti il suo potere per il bene comune. La priorità non può quindi essere il proprio interesse, la propria carriera o il proprio avanzamento. Si tratta di un servizio: chi mette il proprio interesse di fronte a quello della comunità e del popolo attua chiaramente un’inversione delle priorità.
Papa Francesco ha dichiarato che alla luce di san Giuseppe “vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo!”. Si tratta di un richiamo scontato, o di una risposta alla tentazione della Chiesa di dimenticarsi di Cristo?
In un discorso ai cardinali, Bergoglio ha dichiarato che se camminiamo, se costruiamo, se siamo testimoni senza il Cristo crocifisso noi non siamo discepoli di Cristo. Francesco ha chiarito molto bene che la Chiesa e il papato non hanno ragione di essere senza Cristo. Bergoglio sta ritornando ai fondamenti, in modo diverso da Benedetto XVI, ma altrettanto chiaro e concreto. La leadership di Bergoglio, che ho visto a Buenos Aires e che vedremo anche a Roma, è basata innanzitutto sull’esempio e in secondo luogo sul tentativo di convertire il cuore a una visione che è più evangelica. Ciò ha colpito molto i cardinali nel Conclave, cui Bergoglio ha detto: “Dobbiamo presentare al mondo un Dio misericordioso e amoroso”. Il Santo Padre vuole far comprendere alle persone un’attitudine e un approccio a tutti i problemi della vita basato sulla comprensione di come sono Dio e Cristo. La sua prima riforma è quindi una riforma del cuore.
Alla luce dell’inizio di questo pontificato, quali saranno le prossime mosse del Papa?
Il Santo Padre non perderà mai di vista il richiamo a una Chiesa attenta ai poveri e distaccata dai beni materiali. E’ una costante nel suo magistero fino a oggi e io sono certo che resterà tale. Sarà un invito rivolto ai cardinali, ai vescovi, ai sacerdoti e ai semplici fedeli a un modo più semplice di vivere la loro vita. Non quindi all’insegna di carrierismo e consumismo sfrenato, vedendo solo quanto ho e non quanto sono. La nostra Chiesa deve quindi essere povera, ma soprattutto per i poveri.
Quali saranno le conseguenze di questo atteggiamento?
Con questo approccio Bergoglio sta sfidando anche degli interessi fortissimi, e non è un caso che abbiano incominciato ad attaccarlo fin dal momento in cui è stato eletto. Continueranno a farlo, perché mettendo questa enfasi sui poveri e sulla povertà, sull’esercizio della responsabilità per il bene comune va a toccare tanti interessi.
Da dove vengono gli attacchi?
Una delle fonti è lo scrittore e giornalista Horacio Verbitsky, un ex membro di Montoneros, il gruppo armato dei peronisti degli anni ’70 che oggi è molto vicino all’attuale governo argentino. Nell’ultimo pontificato abbiamo visto gli attacchi contro Benedetto XVI, non illudiamoci che con Papa Francesco le cose andranno in modo diverso. L’obiettivo è cercare di indebolire il suo messaggio colpendo lui come persona.
(Pietro Vernizzi)