“Non si possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la messa d’inizio del mio ministero, di tante autorità civili e religiose del mondo islamico”. Lo ha dichiarato il Papa Francesco incontrando i membri del corpo diplomatico accreditati nello Stato del Vaticano. Ilsussidiario.net ha intervistato il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani.



Che cosa ne pensa delle parole pronunciate dal Papa di fronte agli “ambasciatori” presso la Santa sede?

Il suo nome, Francesco, è un proclama. Francesco è il poverello che ha vissuto il distacco dai beni materiali. In questo modo il Santo Padre vuole far sentire la voce dei poveri, perché la stragrande maggioranza della popolazione nel mondo vive nei Paesi in via di sviluppo. Chi vive nell’Occidente è una minoranza che però usufruisce di tutte le risorse. Occorre più giustizia nei rapporti internazionali, perché le disuguaglianze e la corruzione sono i principali ostacoli alla pace.



La figura di san Francesco può ispirare il Papa anche nei suoi rapporti con l’islam?

Nel 1219, durante la quinta crociata, san Francesco si incontrò con il sultano al-Malik al-Kamil, nipote del Saladino, l’allora capo dei musulmani. Non fece una crociata ma parlò con lui e provò a convincerlo della verità del cristianesimo, pur non riuscendoci. Come diremmo oggi, san Francesco era un uomo del dialogo con i musulmani. Ciò che ci insegna ancora oggi è che dobbiamo lasciare da parte la guerra e i pregiudizi. Un altro punto importante menzionato dal Papa è la salvaguardia del creato. Anche per questo San Francesco è un testimone, come documenta il suo Cantico delle Creature.



L’incontro di san Francesco con il sultano fu anche un segno di coraggio e di un atteggiamento non rinunciatario nei confronti dell’islam. E’ a questo che ci vuole invitare Papa Francesco?

Sì, e lo fa invitandoci a una convivenza pacifica con l’islam. Non dobbiamo però essere ingenui in quanto quest’ultima dipende da noi, ma anche dai musulmani, i quali a loro volta devono comportarsi in modo pacifico.

Su quali basi è possibile costruire un nuovo dialogo con l’islam?

La base può essere il fatto che ogni verso del Corano incomincia con un’invocazione al “Dio onnipotente e misericordioso”. E’ questa misericordia che dobbiamo vivere insieme per la pace nel mondo.

 

Papa Wojtyla lanciò gli incontri di Assisi, cui poi Benedetto XVI ha dato un’impronta originale. In che modo li riproporrà Papa Francesco?

Tutti noi siamo curiosi di sapere in quale modo Papa Francesco porterà avanti il dialogo interreligioso e che cosa realizzerà. Per ora ci troviamo di fronte ai primi segni, che indicano la direzione del suo pontificato. Vedremo come farà, anche se ci sono dei segni molto positivi di speranza.

 

Secondo lei in quale direzione bisogna andare?

Ci sono differenze tra il cristianesimo e l’islam; dobbiamo mantenere la nostra identità, ma nello stesso tempo dobbiamo fare ciò che è possibile da parte nostra per pronunciarci in modo pacifico. E’ importante anche testimoniare il nostro rispetto per i musulmani, per favorire un rapporto di fiducia reciproca.

 

L’università di Al-Azhar ha dichiarato che è disponibile a riaprire i rapporti con il Vaticano, interrotti nel 2010, purché il papa dichiari che l’islam non è una religione di sangue. Ritiene che Francesco debba acconsentire?

Il cardinal Jean-Louis Tauran, responsabile per il dialogo con i musulmani, sta svolgendo un lavoro molto impegnativo e sta facendo qualsiasi cosa in suo potere per favorire questo dialogo.

 

In Siria è in corso una carneficina. Qual è la sua posizione nei confronti di quanto sta avvenendo?

Quella in Siria è una situazione terribile. Io mi sono recato alcune volte a Damasco prima dell’inizio della rivoluzione, e oggi provo un grande dolore nel vedere le immagini trasmesse dalla televisione. Si devono implorare le due parti affinché fermino questa carneficina e si apra un dialogo tra i due fronti contrapposti, in modo da raggiungere una pace che metta fine a questa guerra civile che danneggia soprattutto la popolazione, le donne e i bambini.

 

(Pietro Vernizzi)

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