Giacomo Poretti (ovvero Giacomo, di Aldo, Giovanni e Giacomo) racconta su La Stampa come ha vissuto l’elezione di Papa Francesco. Confessando, anzitutto, dopo aver tanto atteso una sorta di effetto Grillo anche in Vaticano, quei primi 20 secondi di delusioni all’annuncio di un nome sconosciuto. Poi, il suo dire “Buonasera” con quel sorriso disarmante, gli ha ricordato una persona: «Stan Laurel, che con Oliver Hardy aveva contribuito a fare della mia infanzia un periodo meraviglioso». C’è voluto poco perché anche Giacomo si affezionasse a questo Pontefice. «Il momento più bello di Papa Francesco è quello in cui lui inizia a leggere i discorsi». Dopo poche righe, nota Poretti, il Papa si stanca inizia a parlare della Misericordia, e a raccomandarci di volerci bene e avere la forza di chiedere perdono a Dio. Tutti, insomma, sono contenti di questo Papa. Anche chi normalmente lo considera un fastidio. Probabilmente, riflette Poretti, perché un anziano che ricorda Stanlio non può di certo creare preoccupazioni. C’è quella frase, poi: «Non abbiate paura della bontà e della tenerezza»: può andar bene per le perpetue, per i bambini dell’asilo per gli anziani di un ospizio. Ma niente di più. Sarà, quindi, questo un Papa che si occuperà esclusivamente di malati, anziani e bambini? Chi lo sperava resterà deluso. Secondo Giacomo, infatti, da questo punto di vista ci è capito indubbiamente il peggiore. Infatti, «Se conosco la classe, la dedizione, la forza, la fantasia, la tenacia, il coraggio e il cuore degli argentini, siamo fregati», spiega, facendo presente che il primo è arrivato in Italia 18 anni fa, sembrava destinato a giocare il campionato di terza categoria;«poi ne sono arrivati altri con l’aria da condottieri e da principi e con il primo, che nel frattempo era diventato capitano, hanno vinto il massimo che si poteva ambire: il Triplete». Ebbene, il Papa «sta chiedendo a tutti noi di vincere il Triplete: buoni, teneri, misericordiosi. Una richiesta scandalosa! Nemmeno Mourinho ha preteso tanto». Per Poretti, in sostanza il Papa non ci lascerà in pace fino quando non capiremo che quelle frasi così semplici sono la cosa in assoluto più difficile da realizzare per dar un senso alla nostra «passeggiata terrestre».