Più che un processo, quello per l’omicidio di Sarah Scazzi, a tratti sembra assumere le sembianze di un film di Tarantino: infiniti i colpi di scena, pochi i nessi logici tra una sequenza e l’altra. Durante l’udienza del 19 marzo, una conversazione privata tra il presidente della Corte di Assise del Tribunale di Taranto, Rina Trunfio, e il giudice a latere Fulvia Misserini era stata captata dalle telecamere autorizzate. I legali di Sabrina Misseri, in particolar modo il suo avvocato Nicola Marseglia, hanno subito sostenuto che il contenuto della suddetta conversazione tra i due giudici togati fosse indice di una posizione pregiudiziale nei confronti della loro assistita, in gran parte viziata – a dar loro – dall’opinione pubblica che additò subito Sabrina come responsabile dell’omicidio della cugina 15enne Sarah. Marseglia e Franco Coppi hanno quindi chiesto ai giudici di astenersi dal processo con imputati sono Sabrina Misseri e Cosima Serrano, per le quali è stato chiesto l’ergastolo per omicidio volontario, i fratelli Michele e Carmine Misseri, insieme al nipote Cosimo Cosma, che rischiano invece 9, il primo, e 8 anni di reclusione, gli altri due, per soppressione di cadavere.
Questa mattina la Trunfio e la Misserini, a seguito delle intercettazioni ritenute “compromettenti” dalla difesa, hanno quindi deciso di lasciare l’incarico, rimettendolo nelle mani del presidente del Tribunale e facendo quindi slittare ulteriormente la sentenza, ma nell’atto di rinuncia sottolineano che le parole scambiatesi nel fuori onda reso pubblico da Tgcom 24 erano “mere considerazioni in termini interrogativi circa le possibili strategie difensive”. Le due donne infatti, interrogandosi ulla tattica che può essere adottata dalla difesa di Cosima e Sabrina, dissero frasi come: “Bisogna un po’ vedere, no, come imposteranno … potrebbe essere mors tua vita mea” e si chiedavano se le difese delle due imputate fossero correlate: “chissà se si sono coordinati … coordinati tra loro e se si daranno l’uno addosso all’altro”, con la giudice a latere che rispondeva: “Ah, sicuramente”. Infine il presidente conclude: “(Non è che) negheranno in radice”. Dopo oltre due anni e mezzo, dunque, questo processo continua a destare sorprese, che sia aggiungono alle travagliate vicissitudini occorse alla difesa di Sabrina Misseri (i suoi avvocati iniziali, Emilia Velletri e Vito Russo, furono costretti a rinunciare al mandato perché indagati nello stesso processo per favoreggiamento) e a quella del padre Michele (il suo avvocato a dicembre ha rinunciato alla difesa).
Il cuore di tutto il problema procedurale, e la causa di questi continui e controproducenti colpi di scena, secondo l’avvocato Marseglia, non sarebbe altro che l’accanimento mediatico nei confronti di questo processo: “Vi è una collaborazione intima tra informazione e parte del processo”, ha detto il legale di Sabrina. E ha continuato: “Ungaretti diceva: ‘cessate di uccidere i morti’. E’ stata deformata la pubblica opinione. Si è detto subito: è stata lei, Sabrina”.