La prima udienza del mercoledì di Papa Francesco si è tenuta in piazza san Pietro, all’aperto, vista la grande folla presente che non poteva essere contenuta nell’abituale aula delle udienze. Erano infatti oltre 15mila le persone presenti: come ha già fatto, il Papa è arrivato a bordo di una jeep scoperta e ha fatto il giro della piazza salutando i presenti con il suo tipico modo, quello del pollice in alto. Si è fermato poi a baciare alcuni bambini anche se questa volta non è sceso come aveva fatto l’altra volta. C’erano fedeli che arrivavano da molti paesi ai quali ha rivolto il suo saluto: Francia, Canada, Inghilterra, Irlanda, Filippine, Stati Uniti d’America, Spagna, Messico e Portogallo. Nel suo discorso il Papa ha insistito sulla necessità di uscire e andare incontro alla gente: “La casa di Gesù è la gente, siamo noi. E per dire Dio al mondo dobbiamo uscire da noi stessi e andare verso le periferie dell’esistenza”. Non solo da se stessi ma dagli ambiti cui i cristiani sembrano rinchiudersi: “Fa pena tante parrocchie chiuse, bisogna uscire, bisogna andare incontro agli altri per portare la luce e la gioia della nostra fede. Bisogna uscire sempre con l’amore e la tenerezza di Dio”. Aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza dell’amore di Dio, ha detto. Bisogna andare verso le periferie delle esistenze, andare “incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza”, muoversi “verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto”. Francesc aveva aperto l’udienza con il ricordi di Benedetto XVI: “Fratelli e sorelle buon giorno sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza Generale. Con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il testimone dalle mani del mio amato Predecessore”. Ampio spazio dell’uidenza è stato dedicato alla settimana sata. Ha infatti detto come “Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”: uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la misericordia di Dio che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana. Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per noi”.
Entrando nello specifico ha aggiunto: “Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore, vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi – come dicevo domenica scorsa – per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!”.