Non sono bastati due gradi di giudizio e la Cassazione per mettere la parola fine e scoprire la verità sull’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa uccisa il 2 novembre 2007 in via Della Pergola a Perugia.
Tutto da rifare. La Corte di Perugia ha infatti annullato la sentenza del secondo grado del capoluogo umbro, con cui il 3 ottobre 2009 Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono giudicati innocenti. (In primo grado il 5 dicembre 2009 erano stati condannati: Amanda a 26 anni di reclusione e Raffaele a 25).
Ora dovranno essere nuovamente giudicati per l’assassinio della giovane inglese dalla Corte d’Appello di Firenze. Per capire i risvolti processuali di questo intricato caso di cronaca, il sussidiario.net ha intervistato Francesca Marruco, giornalista di Umbria24.
Da dove si riparte?
Credo si debba aspettare le motivazioni per capire se si ripartirà completamente da zero o se qualcosa verrà “salvato” di questo lungo cammino processuale.
Tu che hai seguito dall’inizio il processo che idea ti sei fatta di quest’ultimo passaggio in Cassazione?
La relazione introduttiva del Giudice relatore è stata molto lunga e dettagliata e ha ripercosso le tappe del processo di primo grado, finito con la condanna a 25 anni di reclusione per Raffaele e 26 per Amanda e anche quello di secondo grado che ha ribaltato totalmente la sentenza, soprattutto grazie o a causa (dipende dai punti di vista) della super perizia genetica. Penso comunque che si ripartirà dalle basi, dai primissimi elementi come ad esempio il memoriale di Amanda di cui si è parlato molto anche in Cassazione.
Cosa ha scritto Amanda in questo memoriale?
Nel memoriale che Amanda scrisse in Questura prima di essere arrestata lei scriveva di essere presente nella casa al momento del delitto, di aver sentito Meredith urlare e indicava Patrick Lumumba come l’assassino, ma lei ha anche detto di avere questa sorta di visioni, ma questo non è mai stato chiarito.
Qual è l’aspetto interessante?
È stata lei a collocarsi nella casa del delitto. Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha detto che va ripreso in considerazione e che bisogna ripartire da lì e farsi delle domande.
Quali?
Perché dice di essere stata lì, perché ha indicato Patrick Lumumba? Perché incolpa una persona di colore per coprire un’altra persona di colore che realmente si trovava in quella casa? Ci sono anche delle somiglianze da quello che scriveva Amanda e il racconto molto inverosimile fatto da Rudy Herman Guede. Lui disse che mentre si trovava in bagno ha sentito Meredith urlare e negò di aver avuto un rapporto sessuale con lei e di averle usato violenza. Su questo si è dibattuto molto.
Vi aspettavate questa decisione?
Io ho iniziato a prenderla in considerazione quando ci hanno detto che la decisione era stata rinviata alla mattina seguente: tra i colleghi si è discusso di cosa stesse accadendo in quella camera di consiglio. Se avevano già deciso per quale motivo bisognava rinviare? Prima dell’udienza non mi ero fatta nessun idea. Su questo delitto oggi qualcuno ha scritto che è come tra guelfi e ghibellini. Non credo spetti a noi essere né guelfi né ghibellini, né innocentisti, né colpevolisti.
Quali elementi dovrebbero essere approfonditi secondo te?
Non so se esistano argomenti che non sono stati approfonditi a sufficienza. Tutto è stato analizzato più e più volte, il punto è la lettura che viene data. Forse però sulla perizia genetica qualche considerazione va fatta.
Cioè?
In secondo grado durante la perizia genetica è stato isolato nuovo materiale che non è stato analizzato dai periti nominati dalla Corte d’Assise d’Appello di Perugia perché dissero che era troppo esiguo. È rimasta agli atti anche questa traccia sul coltello denominata “I”. La Procura prima di chiedere l’ergastolo chiese di disporre un’analisi su questa traccia in cui venne isolato il dna di Meredith, sulla lama e di Amanda sull’impugnatura. Questa traccia I non è stata analizzata. E mi chiedo se sulla traccia I si fosse trovato altro Dna di Meredith come si spiegava?
Sul coltello si è a lungo dibattuto…
In primo grado è stato considerato l’arma del delitto, mentre in secondo grado a seguito della perizia tutto è stato ribaltato. Si è discusso su come il dna possa essere arrivato sia sul coltello sia sul gancetto del reggiseno di Meredith, su cui venne isolato il dna di Sollecito.
Si è parlato molto anche del reggiseno di Meredith. Perché?
Quel reggiseno venne repertato 47 giorni dopo l’omicidio di Meredith, terminati i primi sopralluoghi della scientifica e vennero fatte le perquisizioni dei poliziotti che ovviamente non adottano le stesse cautele del tecnico scientifico che entra con i guanti, con la mascherina. Le difese sostengono che in questi frangenti, di confusione, potrebbe essersi verificata una contaminazione genetica. Nessuno potrà mai stabilirlo nemmeno per quale motivo il dna di Raffaele Sollecito si trovi lì: ovviamente l’accusa sostiene, invece, che è rimasto lì dal momento dell’aggressione e dell’omicidio di Meredith. C’è da ricordare che durante le riprese del sopralluogo della polizia si vede chiaramente il punto della stanza dove giaceva il reggiseno, che non è lo stesso di quando viene repertato 47 giorni e anzi è diventato grigio scuro, probabilmente per lo sporco che era a terra.
Qualche piccolo “errore” c’è stato durante le indagini?
Lo ha detto anche il Procuratore generale in Corte di Cassazione: “è stato colpevolmente repertato 47 giorni dopo”. Ovviamente se fosse stato preso il giorno dopo l’omicidio con gli ambienti congelati avrebbe avuto tutto un altro peso, un’altra rilevanza.
Perugia come vive questo processo?
In realtà Perugia è molto indifferente. Il sindaco Boccali ha inviato una nota, dicendo che si riapre nuovamente una ferita.
Indubbiamente è stata una ferita nell’immediatezza dei fatti, la città è stata dipinta in maniera eccessivamente negativa, però della storia processuale che ne è scaturita Perugia ne è stata indifferente salvo la sera dell’assoluzione di Amanda e Raffaele quando per le vie del centro si era radunata molta gente. Non c’è stata però una grande partecipazione alle udienze.
Ora cosa succederà a Firenze? Quali elementi verranno ridiscussi?
Credo si parta dal memoriale di Amanda. Per quale motivo Amanda accusa una persona che poi sappiamo essere totalmente estranea al delitto? I difensori dicono che è stata indotta a fare il suo nome dai poliziotti che l’hanno maltrattata in Questura. L’accusa invece si chiede: perché accusa un uomo di colore che è innocente. Lei in un colloquio in carcere alla madre dice che era dispiaciuta di averlo accusato sapendolo innocente. Forse si dovrebbe rispondere alla domanda più importante: come fa a sapere che è innocente se non era lì?
(Elena Pescucci)