Essere stata scelta casualmente tra migliaia di fan in delirio per salire sul palco per abbracciare Justin Bieber, durante il concerto del cantante idolo delle teenagers a Bologna. La dea bendata ha dato quest’occasione a una 14 enne di Pescara che, certo, non poteva immaginare che quell’attimo di notorietà gli si sarebbe ritorto contro. Un sogno trasformato in incubo: da allora è stata insultata e minacciata, addirittura di morte, dalle beliebers (le fan del giovane cantante).



Come si spiegano episodi come quello che avvenuto al concerto di Justin Bieber?

Il bullismo è sempre basato sul mancato rispetto dell’altro fino a considerarlo una non persona, il mezzo web finisce con il favorire la virtualità e l’impersonalità delle relazioni che trasformano l’umano in un mezzo anziché in un fine e quindi in questa oggettificazione della persona o l’attrazione sessuale o un certo tipo di relazione patologica o di disvalore si traduce in comportamenti di mancanza di rispetto della personalità altrui, un’intrusività tipica del bullismo in generale e del cyberbullismo nell’elemento virtuale.

Quale concetto, invece, bisogna trasmettere?

Credo che ribadire il valore del contatto tra le persone come ha fatto il Santo Padre che andrà Casal del Marmo e farà la lavanda dei piedi ai ragazzi detenuti è la dimostrazione dell’esatto contrario, di come la relazione tra le persone sia importante, di come queste persone siano tutte rispettabili, amabili a prescindere dalle loro condizioni o dal loro genere. Quando la persona diventa impersonale, quando il contatto diventa non contatto e quando la dimensione dell’incontro diventa, invece, dimensione della distanza assoluta e anche dell’artificiale i pericoli aumentano.

Cosa fa scatenare tanta rabbia tra i giovani, riferendomi in particolare al mondo dei fan?

La solitudine, la frustrazione, una mancanza sentimentale. La nostra società ha puntato molto sull’educazione sessuale mentre avrebbe dovuto puntare di più sull’educazione sentimentale che facesse vivere delle relazioni interpersonali mature, considerando l’altro una persona e non un oggetto per sfogare i nostri istinti più bassi.

L’invidia che ruolo gioca in queste dinamiche?

È uno dei peggiori sentimenti umani che spinge a quella che è stata definita in un libro “la carie delle osse”. Un uomo che invidia corrode sé stesso perché non vede quanto c’è di buono in lui e pensa che tutto il buono si sia riversato su un altro individuo da invidiare, non da volere emulare positivamente ma al limite da voler inglobare e anche distruggere. L’invidia è sempre legata alla mancanza di autostima, alla mancanza di guardare dentro sé stessi.

Il fatto di potersi “alleare” sui social network rende i fan più forti?

La dinamica del branco si realizza nella dimensione dell’interpersonale, ma ancora di più in una dimensione del virtuale. L’importante è che l’individualità delle persone sia sempre confortata da un orizzonte di senso che ha bisogno di valori forti se no il branco diventa un mondo per puntellare in maniera ancora più irresponsabile la fragilità calmierata di tutti.

I ragazzi si stanno allontanando sempre di più dalla realtà?

Diciamo che il web ha tanti vantaggi, perché sono moltissime le occasioni di contatto, ma il contatto è superficiale, aumenta le occasioni di informazioni, ma di informazione spesso incontrollata, aumenta la quantità di notizie, ma spesso di notizie non necessariamente fondate e quindi è come un mare magnum, un oceano in cui navigano pesci di tutti i tipi, colorati o grigi, velenosi o commestibili e bisogna saperli distinguere. Nessuno potrà più fare a meno del web ma occorre una cultura critica che insegni ai giovani a navigarci dentro non soltanto con competenza ma con buona educazione.

 

Cosa nel pensa del fatto che le fan considerino Bieber, o chi per lui, un idolo?

È un errore che gli esseri umani vengano considerati idoli. In un mondo in cui d’altra parte i valori che rimandano all’assoluto sono labili e deboli, la tendenza all’idolatria rischia di diventare qualcosa di sacrificale di terribile anche per l’idolo, come si vede in questo caso.

 

La ragazzina è stata anche costretta a chiudere i profili facebook e twitter viste le minacce. I suoi genitori sono molto preoccupati…

Indubbiamente. È chiaro che questo si traduce sempre come in ogni overdose in una situazione di pericolo, rischio e di negatività. Bisogna essere molto prudenti quando ci si muove in questo mare magnum della rete.

 

C’è sempre stato tra i fan questo accanimento tra di loro o è l’era di internet che ha cambiato qualcosa?

Un certo divismo c’è sempre stato, fa parte della storia della comunicazione di massa, naturalmente la moltiplicazione dei mezzi e la diffusione dell’informazione lo amplifica in maniera enorme.

 

Siamo a un punto di non ritorno?

Non siamo mai a un punto di non ritorno, perché per fortuna nella profondità del cuore dell’uomo c’è la libertà della coscienza. Ogni rottura può andare incontro sia alla dimensione della riparazione che anche a quella del perdono.

 

Che insegnamento possiamo trarre da quanto successo e quale messaggio possiamo lanciare?

Le persone devono essere sempre al centro di ogni ragionamento e che come ha detto il Papa oggi “il muro con cui la Chiesa costruisce i suoi edifici è un muro di persone” e quindi queste persone e così la realtà intorno a noi deve essere vista con rispetto e con una preziosità e assoluta che rende ogni persona meravigliosamente diversa da tutte le altre.

 

(Elena Pescucci