La Pasqua è alle porte, in un anno difficile, ma quella di questo 2013, piuttosto “bassa” è accompagnata dalle riflessioni del nuovo Papa, che i media sembrano riprendere e rilanciare con solerzia. Ma anche col subdolo retropensiero di dire e di sottolineare ciò che il pensare dominante ritiene accettabile. Ma la gioia della fede è un’altra cosa. E raramente trapela dai titoli dei giornali, mentre si avverte fin nello sguardo del Papa, sia di Francesco 1, sia di Benedetto XVI, che la storia ricorderà per il clamoroso gesto di umiltà che ha annunciato il giorno della Madonna di Lourdes. La Pasqua più viva che io ricordi è quella dell’anno 1986, quando alle porte dell’Università Cattolica uscì un manifesto che aveva per titolo: “Cristo, compagnia di Dio all’uomo”. Ed io, che ero al primo anno di università a iniziare un’avventura, ebbi la percezione di non essere solo, davanti al futuro che si profilava. Questo della compagnia umana, dentro cui si è poi consumata anche la passione di nostro Signore, è un grande motivo di riflessione, e dice da un lato del valore di chi ci sta accanto, ma dall’altro, anche, che non possiamo mai fino in fondo farcela da soli. Gemma Calabresi, a inizio marzo, mi ha raccontato che quando per il marito scelse come necrologio le parole del Cristo “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. E poi lo ha spiegato: “Perdonali tu padre, perché solo tu ce la puoi fare”. Insomma un affidarsi laddove non si riesce ad arrivare. Quante indicazioni preziose per la vita di tutti i giorni, dunque, derivano dalla lettura della Passione, fatta di tradimenti, di convenienze, ma anche di pietà, commozione e partecipazione alle vicende umane.
La Pasqua del triduo va dunque a dipanarsi con i suoi momenti di riflessione, ma anche con i suoi simboli. Il simbolismo della Pasqua, ad esempio ha un significato di rinascita nella tradizione ebraico-cristiana e richiama immediatamente l’uovo (evoca la perfezione e la nascita) che è uso far benedire o regalare in tutta Italia. Ma l’uovo è anche l’ingrediente principe di alcune ricette come la Scarcedda lucana ripiena di uova sode, oppure la focaccia di Pasqua che fanno in Umbria, o il Casatiello napoletano. Altri dolci che evocano simboli religiosi sono le ciambelle a richiamo della corona di spine. Non mancano poi dolci divenuti così famosi da essere poi prodotti tutto l’anno come la Pastiera napoletana, la Pinza triestina o la Schiacciata toscana. In Puglia è famosa la Scarcella, una sorta di grande ciambella ricoperta di glassa, che si può accostare, per tipologia, al Tortano di Gaeta e alla Zambela romagnola. 



In Sardegna si può assaggiare la Casadina con un ripieno al formaggio, mentre in Calabria si prepara la Cuzzupa, una pagnotta dolce la cui dimensione cresce con l’età del capofamiglia, ma anche Pitte con Niepita che sono dolci a forma di mezzaluna da mangiare sia caldi sia freddi.
E che dire della torta Pasqualina che fanno in Liguria con 33 strati, a ricordare gli anni del Cristo ?
La uova si possono anche mangiare semplicemente sode con un’abbondante insalata di tarassaco, raccolto nei prati o nelle vigne, pietanza del sabato, che è un giorno sospeso, di silenzio e letizia, prima della domenica e del lunedì dell’Angelo dove le uova ripiene sono quasi irrinunciabili. Tutti momenti in cui ci si ritrova e dove la tavola assume un valore di condivisione e di partecipazione alla vita. L’ultima cena aveva questo significato, fino alla partecipazione totale per la vita di ciascuno di noi. Per questo è importante che tutti i momenti in cui ci si ritrova, sia coi famigliari sia con gli amici, non siano mai lasciati al caso. E dalla voglia di partecipare alla vita che qualcun altro ci ha dato, che può rinascere tutto.

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