Il 5 marzo la Santa Romana Chiesa nel proprio calendario ricorda e commemora San Giovan Giuseppe della Croce, uomo di grande virtù religiose che fece parte dell’ordine dei frati minori. Il vero nome di San Giovan Giuseppe della Croce era Carlo Gaetano Calosirto, vissuto a cavallo tra la seconda metà del 1600 e la prima metà del 1700. Carlo nacque in un piccolo centro dell’isola di Ischia, il 15 di agosto del 1654 in una famiglia piuttosto benestante e dalle origini nobili. Suo padre si chiamava Giuseppe Calosirto, mentre sua madre Laura Gargiulo. Visse in un ambiente molto religioso e trascorse la sua infanzia presso un convento di padri agostiniani che lo indirizzarono verso una certa tipologia di vita.
Secondo i racconti dell’epoca, Carlo all’età di 15 anni decise di consacrare la propria vita al Signore. Così si trasferì da Ischia a Napoli aderendo all’ordine dei Francescani scalzi detti Alcantarini, per via della riforma di San Pietro D’Alcantara. Carlo entrò quindi nel convento di Santa Lucia al Monte per poter coronare questo suo innato desiderio cambiando il proprio nome in quello di Giovan Giuseppe della Croce. Qui poté praticare l’ascetismo, la mortificazione del corpo per avvicinarsi maggiormente allo spirito e agli insegnamenti di Gesù Cristo. Una volta che ebbe terminato il proprio percorso formativo nel mese di gennaio del 1671, all’età di soli 17 anni, gli fu affidata la prima missione che lo portò a trasferirsi a Piedimonte D’Alife, località che si trova nell’attuale provincia di Caserta, per prestare la propria opera all’interno del Santuario di Santa Maria Occorrevole. Qui si distinse per la sua bontà d’animo, per la sua semplicità e per il suo grande senso caritatevole seppur fosse il più giovane tra i francescani Alcantarini inviati presso questa comunità. Inoltre, fu tra i più attivi e si diede maggiormente da fare per la costruzione di un convento sempre a Piedimonte.
Nel 1677, anche in ragione della sua profonda fede, fu ordinato sacerdote. Durante questa fase della sua vita si adoperava sia presso Piedimonte, sia a Napoli, dove faceva da maestro a quanti si stavano avvicinando a una vita religiosa. A Piedimonte, anche in virtù della propria necessità di poter pregare in solitudine, fece costruire in una zona piuttosto appartata all’interno di una impervia foresta, un piccolo convento dove soleva ritirarsi per dedicare lunghe parti della giornata alla preghiera. La sua opera arrivò anche nella cittadina di Portici nella quale contribuì e non poco alla costruzione di un altro convento che fu chiamato Granatello.
Giovan Giuseppe agli inizi del 1700 dovette fare i conti con una diatriba interna che nacque tra i francescani Alcantarini italiani e quelli spagnoli. Seppure il teatro della contesa fosse in Italia, a quell’epoca i religiosi spagnoli avevano maggior poter e quindi la spuntarono vedendosi assegnare dalla Chiesa la gestione sia del Convento di Santa Lucia, sia quello del Granatello. Giovan Giuseppe ebbe l’onere di gestire la situazione per gli Alcantarini italiani e decise di ristrutturare tutto l’ordine cercando di imporre regole più ferree.
Divenne un punto di riferimento per la Chiesa nella zona del napoletano e non solo. Infatti, tantissimi artisti, nobili e religiosi si rivolgevano a lui per chiedere consigli e quant’altro. Secondo alcuni racconti dell’epoca, sembra che molte persone l’abbiano visto per le strade di Napoli lievitare camminando a 30-40 centimetri dal suolo. Le lotte intestine tra le due fazioni di Alcantarini dopo qualche anno furono appianate e per l’esattezza nel 1722 la Chiesa decretò la ricongiunzione dei due ordini, il che consentì a Giovan Giuseppe della Croce di ritornare nell’amato Convento di Santa Lucia dove morì il 5 marzo 1734 all’età di 80 anni.
Fu prima beatificato nel 1789 da papa Pio VI e poi fatto Santo da papa Gregorio XVI nel 1839. Al momento le sue spoglie sono conservate presso il convento di Ischia. San Giovan Giuseppe della Croce è il santo patrono di Ischia e il 5 marzo di ogni anno viene festeggiato anche in un quartiere di Piedimonte con tanto di processione. Tra le usanze che ancora tutt’oggi sono rimaste, a Piedimonte si effettua un pellegrinaggio a piedi scalzi fino al piccolo convento che il Santo fece costruire per isolarsi e immergersi nella preghiera.