Un articolo di Famiglia Cristiana detta, seguendo il più recente linguaggio della politica, “l’agenda” per il nuovo Papa che potrà uscire dall’ormai prossimo conclave. Un punto soprattutto viene ripreso con insistenza, quello della finanza vaticana: “Basta con lo Ior, sì alle banche etiche”. In pratica, si suggerisce che il nuovo Pontefice chiuda la storica banca vaticana e dia invece la preferenza alle cosiddette banche etiche “nelle quali il credito è accordato con criteri di grande severità e finalizzato soprattutto a progetti di sviluppo, con la totale esclusione di finalità speculative” si legge. Autore dell’articolo è lo storico e sociologo Giorgio Campanini che nel suo intervento visualizza altri punti su cui dovrà concentrarsi l’azione del nuovo Papa per risolvere la situazione, scrive, di “una Chiesa con crescente perdita di credibilità”. Nel numero della rivista anche un editoriale del direttore don Sciortino che che sottolinea come la rinuncia di Benedetto abbia offerto alla Chiesa la possibilità di intraprendere “una via della purificazione, della richiesta di perdono e del rinnovamento”. Tornando all’articolo in questione, esso fa parte di un dossier dove autorevoli personaggi dircono la loro sulle questioni più importanti da affrontare nel nuovo pontificato cominciando appunto con la finanza. Finanza che, si sostiene, deve staccarsi definitivamente dal Pontificato. Le banche etiche dunque. Scrive Campanini: “Perché non delegare a esse, o a consimili strumenti, ciò che ha a che fare con la finanza (fatta salva una snella Commissione di controllo?). La più totale trasparenza sarebbe in tal modo assicurata e i fedeli, che continuano a offrire generosamente il loro obolo, saprebbero che il denaro dato alla Chiesa, soddisfatti i bisogni legati al suo funzionamento, è destinato prioritariamente ai poveri del mondo”. Viene poi proposto un intervento di Gianfranco Brunelli direttore della rivista Il Regno che chiede “maggiore trasparenza per chiudere l’era del sospetto”



Antonio Spadaro invece, gesuita direttore di Civiltà Cattolica, chiede un nuovo linguaggio più aderente alla realtà dell’uomo di oggi mentre padre Sorge chiede un ruolo non più da comprimario ma da protagonista per i laici. 

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