Terminata la quarta Congregazione cardinalizia nell’Aula del Sinodo, la data di inizio del conclave ancora non è stata decisa. Padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, ha annunciato che nella giornata di giovedì si svolgeranno altre due riunioni, nel corso delle quali verrà probabilmente stabilito il giorno d’entrata nella Cappella Sistina (anche se la data più probabile resta quella dell’11 marzo). Le divisioni interne però non mancano, tra chi vorrebbe accelerare i tempi e andare subito al conclave, e chi invece vorrebbe prima definire in modo cristallino la situazione della Curia. Come conferma Franca Giansoldati, vaticanista del Messaggero contattata da IlSussidiario.net, è proprio sull’anticipazione dei tempi che potrebbe venire a crearsi una frattura.
Cosa può dirci a riguardo?
La questione relativa alla data non è affatto indifferente. Come è emerso chiaramente in questi ultimi giorni, vi sono due differenti visioni riguardo l’approccio organizzativo: una parte dei cardinali vorrebbe accorciare il più possibile il dibattito preliminare per andare subito al conclave, mentre altri porporati, per lo più stranieri, si rendono conto di non avere ancora ricevuto tutte le spiegazioni necessarie.
Che tipo di spiegazioni?
Questa parte dei cardinali, composta soprattutto da americani, tedeschi, ma anche da molti africani, chiede semplicemente più tempo per incontrarsi, parlare e fare attentamente il punto della situazione. Sostengono, insomma, che prima di entrare nella Cappella Sistina e portare avanti una decisione così vincolante come l’elezione di un Papa, si debba avere un quadro definitivo e completo della situazione che c’è a Roma. Il confronto è abbastanza serrato, anche se non parlerei di un vero e proprio scontro.
Quale approccio crede sia più ragionevole?
Francamente penso che un approccio mediano sia preferibile, ammesso che vi sia la necessaria trasparenza. Mi spiego meglio: la principale preoccupazione resta quella della nuova evangelizzazione, però, in seconda battuta, bisognerà affrontare il tema della riforma complessiva da dare al governo della Chiesa. Un approccio con una maggiore trasparenza, quindi, probabilmente aiuterebbe queste due aree: la maggior parte di coloro che vorrebbero accorciare i tempi e andare subito al conclave è formata dai “curiali”, ma su di loro grava la questione di Vatileaks.
Come si sta affrontando la questione?
Tutti stanno cercando di minimizzare i contenuti del dossier, però molti cardinali stranieri hanno lasciato intendere che, prima di arrivare a definire un Papa, c’è bisogno di avere un quadro chiaro di ciò che è accaduto all’interno del palazzo apostolico negli ultimi 12 mesi. Questi cardinali, quindi, chiedono di avere tutti gli elementi per portare avanti una decisione limpida e cristallina.
Quando crede verrà stabilita la data?
Sicuramente giovedì, giorno in cui dovrebbero arrivare a Roma tutti i cardinali. Però, se nemmeno in quella occasione si avrà la data del conclave, è chiaro che questi due “blocchi” faticheranno ancor di più a dialogare e a trovare un sentiero di sintesi.
Un’ultima domanda: cosa pensa della proposta di Famiglia Cristiana che chiede di liberare il Pontificato “da ogni legame con la finanza” e di guardare maggiormente alle cosiddette “banche etiche”?
E’ una voce che gira da molto tempo all’interno del mondo cattolico. Anche tra gli stessi cardinali, in molti vedrebbero bene una riforma piuttosto radicale dello Ior. Più in generale, comunque, una riforma della Curia viene richiesta da tempo, eppure per qualche motivo alla fine non viene mai attuata. Tra l’altro oggi, in tempi di crisi, credo che sia in qualche modo necessario anche per un fatto di costi: la struttura della Curia è diventato un apparato elefantiaco su cui sarà inevitabile fare due calcoli e immaginare una razionalizzazione.
(Claudio Perlini)