Il toto-Pontefice, come era prevedibile, è partito fin dalla notizia delle dimissioni del Papa. Se vogliamo, da molto prima. Non c’è pontificato in cui, mentre il Papa è ancora in vita o in carica, l’opinione pubblica non si sia interrogata sul probabile successore. La faccenda, come sempre, è complicata. Il Collegio cardinalizio, nella sua scelta – posto che, in ogni caso, “decide” lo Spirito Santo, dovrà orientarsi tenendo in considerazione una serie di fattori. Tanto per cominciare, si dovrà capire se il successore di Ratzinger dovrà disporre dello stesso peso teologico specifico. C’è poi la questione della Curia Romana. Il nuovo pontefice dovrà essere in grado di governarla con polso sicuro. Lo stato dell’arte rispetto all’evangelizzazione, infine. Africa, Nord e Sud America stanno incrementando in misura esponenziale i propri fedeli. Non si potrà non tenerne conto. Come reagirebbero, in tal senso, i cittadini italiani? Come prenderebbero l’eventualità di un papa straniero? Lo rivela una ricerca dell’Istituto Swg. Secondo la quale, sarebbe molto importante che il prossimo Papa fosse italiano per l’11 per cento degli intervistati. Il 25 per cento, invece, lo ritiene abbastanza importante (molto e abbastanza, coloro che quindi lo ritengono importante sono il 36 per cento). Il 30 per cento, poi, ritiene poco importante avere un italico pontefice mentre ben il 36 per cento lo considera per nulla importante