Se oggi la leggenda della papessa (mai esistita) viene ripresa in chiave ideologica e politica ad esempio in film recenti come appunto “la Papessa” uscito circa tre anni fa, questo mito ha perseguitato la cristianità per diversi secoli. Il motivo per cui si è immaginato che a un certo punto della storia della Chiesa venisse eletto un papa donna (per sbaglio, perché lei non si era mai proclamata tale, ma si era travestita da uomo ingannando tutti) è facilmente identificabile: da una parte nel medio evo antico esistevano davvero figure autorevoli nella Chiesa, e cioè le badesse, contro il cui ruolo di potere si polemizzava non poco con veri e propri scontri. E naturalmente la discussione sul sacerdozio femminile, che a partire più o meno dal XV secolo cominciò a circolare all’interno della Chiesa. La leggenda vuole che una ragazza di origine inglese ma nata in Germania, innamoratasi di un giovane studioso, pur di stargli a fianco si travestisse da uomo seguendolo per l’Europa e finendo a Roma. Qui, benvoluta dalla Curia, sarebbe stata eletta Papa rimanendo legata al suo amante, da cui sarebbe rimasta incinta. Proprio durante una processione sarebbe stata colta dai dolori del parto e quindi, una volta partorita, sarebbe stata uccisa dalla folla inferocita. Il periodo storico sarebbe stato quello tra l’853 e l’855, periodo in cui in realtà si alternarono prima Leone IV; il nome che la papessa assunse, quello di Giovanni VIII, è quello che invece prese il Papa eletto nell’872. C’è un particolare curioso però: in pochi sanno che nella liturgia dell’elezione papale dall’antico medioevo fino al 1304 e poi di nuovo qualche anno dopo rimanendo in vigore fino al 1513, la sedia su cui sedeva il nuovo Pontefice erano in realtà due sedie da parto. Il nuovo papa doveva assumere proprio la posizione della partoriente si crede a dare l’immagine dell’idea di Mater Ecclesia. Queste sedie esistono ancora e si trovano una al Louvre e una al Museo Pio Clementino Vaticano. 



Tornando al film che uscì nel 2010, come venne scritto nella recensione pubblicata sul Sussidiario ai tempio, esso consiste nell’idea espressa dalla pubblicità del film stesso: “La pubblicità del film naturalmente cerca la provocazione: “Uno dei più grandi segreti della Chiesa” (gli altri sono probabilmente quelli svelati dai romanzi di Dan Brown), adombrando il solito complotto clericale per tenere lontane le donne dal potere, dalla cultura e dalla vera fede. La verità, come al solito, è molto più semplice e chiunque può verificarla: non esiste alcune fonte storica che citi la “papessa Giovanna”. Nessuno storico né medievale, né moderno, né contemporaneo ha mai neanche tentato di dimostrarne l’esistenza”.

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