È finita l’attesa, la data di inizio del Conclave che deve eleggere il successore di papa Benedetto XVI è stata fissata. Martedì 12 marzo al mattino verrà celebrata in San Pietro la Messa Pro Eligendo Pontifice e nel pomeriggio i 115 cardinali elettorali faranno il loro solenne ingresso nella Cappella Sistina, le cui porte verranno sigillate per la clausura alla proclamazione dell’extra omnes. Il procrastinare la decisione sulla data d’inizio Conclave nei giorni scorsi aveva dato adito a congetture diverse, ma appena arrivato a Roma l’ultimo cardinale elettore mancante, il vietnamita Jean Baptiste Pham Minn-Man, tutto si è risolto. A questo punto, le ipotesi sul futuro papa si fanno più concrete. Per Paolo Rodari, vaticanista di Repubblica, contattato da ilsussidiario.net, “il collegio cardinalizio è diviso sostanzialmente in due partiti: quello della Curia romana e quello degli europei e degli americani, ognuno con i propri candidati”. Difficile dunque che il prossimo Pontefice possa essere un rappresentante del terzo mondo come ipotizzato da qualcuno: “Nonostante la presenza di due raggruppamenti precisi, c’è molta incertezza. Tutto dipende se ci sarà uno stallo, che porterebbe a un compromesso fra le due parti”.
Decisa finalmente la data di inizio: c’è chi infatti si è lamentato del ritardo con cui è stata presa la decisione.
Direi che non è il caso di lamentarsi, perché i tempi sono stati simili a quelli del 2005, ossia del precedente Conclave. Alla fine non c’è stato tutto quel ritardo che si era ipotizzato. Evidentemente i punti focali della discussione si sono delineati con scioltezza, e si è discusso parecchio, come in molti desideravano, senza causare alcun eccessivo ritardo.
Sulla durata del Conclave, però, non si ha alcuna certezza: avremo il Papa prima di Pasqua, come lo stesso Benedetto aveva fatto capire di desiderare?
Direi che su questo non ci sono dubbi. Nel 2005 si ebbe prima della Domenica delle Palme: se anche questo Conclave avesse una durata maggiore, il nome del nuovo pontefice uscirà sicuramente prima di Pasqua. Su questo non ci sono dubbi.
Quali sono le ipotesi più accreditate? Come si presenta, in questa vigilia, il Collegio cardinalizio, meglio il gruppo dei cardinali elettori?
Il collegio cardinalizio è essenzialmente diviso in due. Da una parte c’è la Curia romana, che appoggia un candidato extraeuropeo e vorrebbe alla segreteria di Stato un uomo della diplomazia, come era prima di Ratzinger, e questo gruppo ruota evidentemente attorno ai cardinali Sodano e Bertone. Dall’altra parte c’è il gruppo cosiddetto “dei riformatori”, che si è coagulato non soltanto attorno ai cardinali statunitensi ma anche e soprattutto attorno agli europei. Mi sembra che questo secondo gruppo voglia attuare un cambio di governo, un “cambio della guardia” per le persone che hanno governato durante il papato di Ratzinger. I cardinali americani tifano per questo gruppo in modo abbastanza evidente, lo hanno anche detto.
E i nomi? Chi sarebbero i candidati più quotati in questi due differenti gruppi?
Non un americano sicuramente, non credo che i cardinali statunitensi possano arrivare ad eleggere un loro uomo, di fatto si sono chiamati fuori. Credo invece che abbiano due idee: la prima è Scola, che è una scelta anti romana anche perché l’arcivescovo di Milano non è amatissimo in Curia, la seconda è il prefetto della Congregazione per i Vescovi, il franco-canadese Marc Ouellet. Sono orientati su questi due nomi. Meno delineata la posizione dell’altro gruppo: ultimamente sembrava orientarsi sullo stesso Camerlengo, ossia Bertone, oppure su un candidato extraeuropeo su cui c’è però più incertezza.
Che possibilità effettive hanno questi due gruppi di prevalere uno sull’altro?
Non siamo in grado di dirlo, almeno in questo momento. Se il Conclave dovesse durare più del previsto e dovesse esserci uno stallo fra i due partiti – chiamiamoli così -, forse una soluzione di compromesso per entrambi potrebbe essere rappresentata dal Primate d’Ungheria, il 60enne cardinale Péter Erdő.
E del papa nero, ossia del candidato africano di cui si è parlato molto?
Sono più nomi che reali candidati al papato. È vero però che, nonostante la formazione di due consistenti gruppi all’interno del collegio cardinalizio, questo Conclave è molto incerto, anche per le dimissioni senza preavviso di papa Benedetto XVI. I cardinali entrano in Cappella Sistina con poche certezze, tutto potrebbe succedere. Sulla carta non dovrebbe essere così, poi chissà, può darsi che dalla Loggia di San Pietro si affacci un porporato africano… Ma così, a bocce ferme, direi di no.