Il 9 marzo si festeggia Santa Francesca Romana, fondatrice della comunità delle Oblate di Tor de’ Specchi. Francesca nacque in una nobile e agiata famiglia romana, nel 1384, col cognome di Bussi dé Buxis dé Leoni. Trascorse la sua infanzia presso la casa di Piazza Navona e fu battezzata nella chiesa di Santa Agnese in Agone. La sua famiglia ricca e nobile le impartì un’educazione molto profonda, ma al tempo stesso rigida, di certo molto religiosa, sicché la bambina, al seguito della madre, frequentò molte chiese, e fu proprio in una di queste, la chiesa benedettina di Santa Maria Nova, che Francesca, a nove anni, ebbe la sua prima vocazione.



Nonostante la vita di Francesca fosse orientata alla preghiera e al raccoglimento, il padre non ne tenne conto, e decise per lei una vita da madre e moglie dandola in sposa, appena dodicenne, al nobile Lorenzo dé Ponziani: come all’epoca accadeva assai di frequente, il matrimonio di Francesca rappresentava in realtà, per il padre e per la famiglia tutta, un modo di stringere un’alleanza con una famiglia, quella dei Ponziani, altrettanto nobile e ricca, per assicurarsi dunque, agi, favori, ricchezze. La piccola Francesca, tuttavia, pur non condividendo la scelta paterna, non vi si poteva sottrarre: andò a vivere a Trastevere, nella casa di famiglia del marito, ma nonostante tutti cercassero di accoglierla al meglio e di farla sentire a proprio agio, Francesca non riuscì ad ambientarsi: infelice, pensava alla vita di preghiera e di raccoglimento che non poteva avere.



La sua depressione fu cupa e profonda: la giovane sposa iniziò anche a smettere di mangiare, tanto da mettere in serio pericolo la sua vita, fino a quando una visione le fece cambiare strada. Il 16 luglio del 1398 Francesca, appena quattordicenne, vide sant’Alessio che, in sogno, le disse di riprendere a mangiare e di non lasciarsi morire. Colpita da quella visione, l’indomani si recò nella chiesa di sant’Alessio, sull’Aventino e la sua vita conobbe una radicale trasformazione: capì infatti che poteva vivere nel nome del Signore anche conducendo una vita laica, ma aiutando i poveri, i deboli, e mettendo le sue forze a disposizione dei bisognosi. Iniziò a recuperare le forze, si rimise in salute e dopo poco meno di due anni ebbe il primo dei suoi tre figli. 



In quegli anni Roma e i suoi abitanti furono scossi da una forte crisi: il re di Napoli, con ripetute incursioni e continui saccheggi, ridusse gli abitanti della città eterna in uno stato di estrema povertà. Francesca si fece dare dal suocero le chiavi del magazzino di famiglia e lo svuotò di ogni bene, donandolo ai bisognosi. In questa occasione avvenne il primo miracolo della santa: all’indomani il magazzino venne trovato nuovamente pieno e colmo di provviste. L’eccezionalità dell’accaduto convinse la famiglia di Francesca affinché lei si dedicasse interamente ai bisognosi, al punto da decidere di vendere tutti i suoi gioielli per darne il ricavato ai poveri.

La vita di Francesca continuò a essere accompagnata da visioni e sogni mistici che lei sistematicamente, al risveglio, annotava su un taccuino, oltre che naturalmente raccontarli al suo confessore. Quando le cose sembrano aver preso una strada giusta, Francesca subì un grave dolore: il marito, nel corso di una battaglia contro il re di Napoli, rimase paralizzato. Era il 1409, Francesca aveva appena 25 anni e già altri dolori si affacciavano nella sua vita: l’anno dopo la sua casa venne svaligiata in seguito a un’incursione dei soldati napoletani e uno dei suoi figli, rapito. A breve la peste invase la città e due dei tre figli di Francesca morirono. Il morbo colpì anche la santa, che però, miracolosamente, guarì.

Da quel momento sognò sempre un angelo, sotto la cui protezione, nel 1425, decise di fondare un ordine, quello delle Oblate Olivetane di Maria, aggregandosi all’Ordine Benedettino. Eletta superiora di quell’ordine, col nome di Francesca Romana, la santa continuò ad accudire il marito paralizzato finché nel 1440, l’unico figlio rimasto in vita, Battista, si ammalò gravemente, costringendo Francesca a tornare nella casa di Trastevere e dedicare a lui immani sforzi. Battista si salvò, ma Francesca, spossata dai dolori di una vita di fatiche e lotte, morì l’8 marzo di quello stesso anno.