Scatta il sequestro per l’area ex Italsider da parte della procura di Napoli, conosciuta anche come area Bagnoli. A deciderlo il pm Stefania Buda che parla di disastro ambientale e truffa per mancata bonifica. Sotto inchiesta finiscono ventuno persone tra cui ex dirigenti di Bagnolifutura, funzionari dell’Arpa e del ministero dell’ambiente. I reati ipotizzati sono appunto quelli di mancata bonifica di una ampia zona industriale tra cui una colmata mai rimossa: il quartiere doveva essere sottoposto a riconversione da area industriale ma secondo la procura tutto questo non è mai stato fatto, o non a sufficienza. L’area della colmata in particolare sarebbe costituita, dice la procura, “da rifiuti e, in particolare, da scorie e loppe d’altoforno derivanti dalle lavorazioni dell’ex Ilva-Eternit di Bagnoli, smaltite su una superficie di circa 170.000 metri quadrati del litorale marino e di circa 50.000 metri quadrati della spiaggia originaria, a partire dal 1962 fino all’interruzione delle lavorazioni”. Di fatto interventi di bonifica ci sarebbero stati, ma portati avanti in modo irregolare, anzi avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale. Gi enti interessati, tra i quali oltre a quelli già citati anche il comune di Napoli avrebbero agito in conflitto di interessi arrivando a provocare un disastro ambientale. Il tutto a un costo di 107 milioni di euro, specifica la procura, arrivando a una “miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l’area oggetto della bonifica”. L’accusa è dunque di truffa ai danni dello stato per via di false certificazioni e attestazioni di avvenuta bonifica.