Tra le figure storicamente più notevoli che la Chiesa ricorda il 12 aprile, spicca sicuramente quella di San Zeno. Zeno, conosciuto anche come Zenone, nacque in Mauretania nei primi anni del IV secolo. A causa delle sue origini, San Zeno è conosciuto anche come “il vescovo moro”, per il colore scuro della sua pelle. In quell’epoca la Mauretania era una provincia dell’Impero Romano: pertanto Zeno era di formazione latina e vedeva l’Italia come il naturale centro del suo mondo. Convertitosi molto presto alla religione cristiana, si spostò nella Penisola Italiana e nel 362 divenne vescovo dell’importante città di Verona. Nell’anno della sua ascesa alla cattedra vescovile, la fede era perseguitata per volontà dell’imperatore Flavio Claudio Giuliano l’Apostata (360-363). Questi, battezzato ed educato nella fede cristiana, si convertì in età adulta al paganesimo, perseguitando i suoi vecchi confratelli ed escludendoli sistematicamente dalle posizioni di vertice dell’Impero Romano. Dopo la morte dell’imperatore, avvenuta nel 363, nessun altro sovrano romano perseguitò i cristiani, che poterono così dedicarsi alla conversione delle centinaia di migliaia di pagani che ancora risiedevano nell’Impero.



San Zeno si impegnò direttamente nell’evangelizzazione delle popolazioni che vivevano nelle aree montuose e in quelle di campagna che circondavano Verona. Il vescovo, grazie alla sua eccellente formazione avvenuta alla scuola di retorica africana (tra i maggiori esponenti si annoverano Tertulliano, Lattanzio, Cipriano e Apuleio di Madaura), riuscì ad affrontare senza problemi diverse questioni e diatribe che i suoi avversari gli avevano posto per minare le sue posizioni. Zeno lasciò un gran numero di scritti e sermoni, che testimoniano la sua grande energia nella conversione dei pagani che vivevano nelle vicinanze di Verona e la sua strenua lotta contro l’eresia ariana, che in quegli anni riscuoteva un grandissimo successo, soprattutto tra i soldati di origine germanica che militavano nell’esercito imperiale e che avevano in riva all’Adige uno dei loro principali accampamenti.



La tradizione tramanda che San Zeno fu un uomo estremamente pio e austero, che rifiutava agi e comodità e preferiva condurre una vita frugale, seguendo l’esempio dei primi cristiani. Secondo la sua agiografia, San Zeno amava procurarsi da solo il cibo che consumava nei suoi poveri pasti, pescando dalle vorticose acque dell’Adige il suo sostentamento: pochi pesci. Per questa ragione, San Zeno è il patrono di tutti i pescatori d’acqua dolce. I miracoli attribuiti a San Zeno sono molteplici. Per esempio, il grande fonte battesimale in porfido che si trova all’interno della magnifica basilica romanica situata a Verona sarebbe stato vinto dal vescovo al termine di una sfida a palla con il demonio, giocata sulla cima di un monte. Il diavolo, sconfitto, sarebbe stato obbligato a portare da Roma a Verona il pesante blocco di marmo da cui gli esperti scalpellini veronesi avrebbero poi ottenuto il grande fonte battesimale per iniziare alla vita cristiana i nuovi fedeli.



Un altro miracolo attribuito a San Zeno è quello che riguarda la guarigione della giovane figlia di Gallieno, governatore della Rezia. Una volta avvenuto il miracolo, il magistrato romano si convertì al Cristianesimo e non solo arrestò le persecuzioni contro i cristiani che questi metteva in atto nella provincia da lui controllata, ma favorì anche l’opera di evangelizzazione dei missionari che San Zeno aveva inviato per convertire la popolazione pagana. San Zeno compì diversi miracoli anche dopo la sua morte, grazie alla presenza delle sue reliquie.

L’episodio più importante è quello tramandato dalla narrazione di papa Gregorio Magno: durante il regno del re dei Longobardi Autari (584-590), l’Adige ruppe gli argini e inondò Verona. I veronesi si rifugiarono all’interno della chiesa di San Zeno e le acque si arrestarono miracolosamente sulla soglia. Nonostante il livello dell’acqua fosse tale che fosse possibile bere, le reliquie del santo impedirono a questa di oltrepassare la soglia dell’edificio sacro, permettendo ai cittadini di sopravvivere all’alluvione e di ricostruire la città dopo la piena dell’Adige. Oltre che a Verona, San Zeno è venerato anche a Pistoia in quanto la sua invocazione salvò i cittadini da una piena eccezionale del fiume Ombrone.