Il potenziale accordo tra Berlusconi e Bersani è durato così poco che entrambe le parti in causa hanno già fatto in tempo a dire la loro in merito. Prima il leader del Partito Democratico, che ha smentito ufficialmente la possibilità di un “inciucione” tra destra e sinistra, seguito a ruota dal rivale del Partito delle Libertà. Sulle note dell’inno nazionale italiano, Silvio Berlusconi ha fatto la sua comparsa a Bari, salendo sul palco allestito in piazza Libertà, per tenere il suo secondo comizio post-elettorale, dopo quello del 23 marzo in piazza del Popolo a Roma. “Siete il fiume della libertà, e credo che non ci sia bisogno di fare nessun discorso, il più bel discorso siete voi, visti da qui siete commoventi”, ha esordito il Cavaliere senza indugiare e, venendo subito al sodo, ha espsoto le sue pragmatiche intenzioni con le parole: “O c’è subito un governo forte e stabile per l’Italia o è meglio ridare subito la parola agli italiani votando a giugno”. In caso di voto, ha detto senza esitazione: io sarò il candidato premier del centrodestra e candidato alla presidenza del consiglio. Berlusconi ha poi escluso a grandi parole la possibilità di Romano Prodi al Quirinale: in tal caso, ha detto, emigriamo tutti all’estero. Secondo gli organizzatori della manifestazione,  avrebbero partecipato circa 150mila persone, giunte da ogni parte delle Puglia. Di quella stessa Puglia cui Berlusconi contesta il governatore, Nichi Vendola, “reo”, a suo dire, di essere amico di quei magistrati contro cui lui deve combattere tutti i giorni a causa – afferma di “una persecuzione giudiziaria” in cui “tutti possono finire”, da momento che i magistrati avrebbero “cambiato la storia democratica del Paese senza però pagare per i loro errori”.



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