Il giorno 15 aprile la Chiesa cattolica ricorda le vicende e l’importanza devozionale delle figure del beato Cesare De Bus, di san Damiano de Veuster e del santo e martire Marone. Cesare De Bus nacque in Francia, a Cavaillon, vicino ad Avignone, il 3 febbraio 1544. Era il settimo dei tredici figli di una coppia di nobili emigrati in Francia da Bussi, località nei pressi di Como. Dopo una giovinezza trascorsa negli ambienti aristocratici e militari, come ufficiale dell’esercito sovrano Carlo III, Cesare si avvicinò alla dimensione religiosa e spirituale e si convertì alla fede cattolica nel 1575. Dopo qualche anno decise di diventare sacerdote e, su incarico del Vescovo di Cavillon, concentrò la sua attività sacerdotale nella predicazione del messaggio cristiano negli ambienti più umili, divenendo presto una figura amata dai poveri e dai diseredati. Cesare, inoltre, divenne presto il punto di riferimento di un gruppo di sacerdoti e suore, che costituì la congregazione dei Dottrinari, approvata nel 1597 da papa Clemente VIII. L’ultimo periodo della sua vita fu caratterizzato da vari problemi di salute, tra cui la perdita della vista. Si spense ad Avignone il 15 aprile del 1607. Venne beatificato nel 1975 da papa Paolo VI.



Jozef de Veuster (Damiano fu il nome scelto dopo i voti sacerdotali) nacque a Tremenloo, in Belgio, il 3 gennaio 1840 da una famiglia di contadini. Entrò a 19 anni nella Congregazione dei Sacri Cuori, di cui faceva parte come sacerdote anche il fratello Pamphile, che a causa di cattive condizioni di salute non poté realizzare il suo desiderio di partire come missionario verso le Isole Sandwich, le odierne Hawaii. Damiano scelse di partire al posto del fratello e raggiunse Honolulu il 19 marzo 1864, per poi divenire sacerdote nel maggio dello stesso anno. La sua attività sacerdotale interessò soprattutto la comunità di lebbrosi di Molokai: un’isola dove venivano confinati le persone che avevano contratto la lebbra. Damiano si distinse non solo per l’attività religiosa ma anche per l’instancabile assistenza ai malati (molte guarigioni furono dichiarate in seguito di natura miracolosa), che riconobbero subito in lui una figura colma di bontà e compassione. Nel 1885 il sacerdote scoprì di aver contratto la terribile malattia che, in pochi mesi e tra atroci sofferenze, lo condusse alla morte. La comunità di lebbrosi cui aveva sacrificato la sua vita seppellì la sua salma sotto un grande albero. Solo nel 1936 il corpo di Damiano venne ricondotto in Belgio, a Loviano; mentre l’11 ottobre 2009 venne canonizzato da Benedetto XVI, dopo che, nel 1967, Paolo VI avviò l’iter per la beatificazione e che Giovanni Paolo II, nel 1995, lo beatificò. 



Le notizie più antiche riguardanti la vita di san Marone, di cui ignoriamo la data precisa e il luogo preciso di nascita, le ricaviamo dagli Acta SS. Nerei et Achillei. Alla luce di tale fonte agiografica, sappiamo che Marone era un cristiano che viveva a Roma ai tempi di Domiziano (I secolo d.C.) e che aveva acquisito una certa rilevanza presso la famiglia dei Flavi. In particolare, Marone, insieme ai compagni Eutiche e Vittorino, sconsigliò la giovane Domitilla, una cugina dell’imperatore Domiziano convertita al cristianesimo, di sposare Aureliano, interessato solo alla ricca dote della giovane. 



Dopo la morte di Domiziano, Nerva fu il nuovo imperatore e ciò avvantaggiò molto Aureliano che divenne console e decise di vendicarsi di Marone, Eutiche e Vittorino, condannandoli ai lavori forzati. Marone fu costretto a coltivare i possedimenti terrieri di Aureliano sulla via Salaria, ma, nonostante ciò, riuscì a convertire al cristianesimo molti pagani e, secondo soprattutto le fonti medievali, riuscì a compiere numerosi prodigi e miracoli, tra cui: la guarigione dalla idropisia del procuratore romano di Septempeda; la liberazione della principessa di Urbisaglia, che rischiava di essere divorata da un terribile drago. Il 18 agosto del 100 Marone venne decapitato per volere del console Turgio, amico di Aureliano che era preoccupato delle numerose conversioni compiute dal santo. Il culto del santo e la commemorazione del suo martirio hanno una grande importanza a Urbisaglia, Civitanova Marche e Monteleone di Fermo, dove, nella chiesa parrocchiale, è custodito un dipinto del suo martirio.