Il petrolio d’Italia? Il turismo, che ha linfa vitale in arte, cultura, natura e gusto. Questa, una delle verità che sta emergendo in questo periodo di crisi. A dare l’ennesima conferma che il nostro patrimonio culturale, artistico ed enogastronomico è risorsa preziosa su cui investire, i numeri di Vinitaly, la fiera del vino più importante del mondo che nei giorni scorsi ha ospitato 4200 espositori provenienti da 20 paesi, ed ha chiuso con 148.000 presenze, più di un terzo provenienti dall’estero (da 120 paesi). Una crescita del 10% sulle presenze dall’estero con molti buyer specializzati provenienti da paesi emergenti. Gli “sfascisti” di professione non sanno fare altro che ripeterci come un disco rotto che la rovina dell’Italia è solo questione di tempo. Noi, che a questo gioco al massacro non vogliamo partecipare, diciamo che chi sarà chiamato a governare, chiunque sarà, avrà buone chance di portare il nostro paese fuori dal tunnel della crisi, se avrà l’intelligenza di dare valore a nostre eccellenze come vino e musica, cucina e opere d’arte, mare e monti, moda e artigianato. Nessuno ha ricette dall’esito scontato. Ma l’osservazione della realtà dice che una via da perseguire non può non essere il sostegno a quell’Italia della qualità che la crisi la vince già ora, nonostante le mille difficoltà con cui si trova a fare i conti tutti i giorni. Nei giorni scorsi Paolo e suo figlio Marco Massobrio con gli esperti del club di Papillon coordinati da Augusto Gentili, hanno selezionato i produttori migliori cui è stato attribuito il premio Agrifood Golosaria. Tra i vincitori, l’azienda Pinna di Ittiri (Ss) con i suoi carciofini in olio extravergine di oliva denocciolato di bosana, Surianoli di Amantea (Cs) con la salsa al peperoncino, e l’azienda agricola 2M di Cilavegna (Pv) con il paté di fegato di lumache. Per la categoria dolci e cioccolati i premiati son stati la pasticceria Loison di Costabissara (Vi) con la colomba la mandarino Tardivo di Ciaculli, la pasticceria Avidano di Chieri (To) per il rustico con amarena e cioccolato, e la pasticceria Pellegrini Fausto dell’Isola del Giglio (Gr) per il panficato gigliese.



Poi, per i formaggi, il riconoscimento è andato al Caseificio di Roncade (Tv) per il rondò fatto con latte vaccino, e per i salumi a Francesco Carriero dei Salumi Martina Franca (Ta) e a Magrì Prosciutti di Ancona, che firma una teoria di prodotti memorabili. Il Birrone di Isola Vicentina (Vi) per la birra Gerica, il birrificio Maltovivo a Ponte (Bn) per la Noscia Ambrata, e il birrificio Sora Lamà di Torino per la slurp 10 luppoli han vinto il premio per le loro birre, mentre il liquorificio Bernard di Pomaretto (To) è stato il vincitore, con il suo, serpoul nella categoria liquori. Per pane e paste i premiati sono stati Danieli il forno delle Puglie di Bitonto per i taralli al finocchio e la Fabbrica della Pasta di Gragnano (Na). Una risposta a chi dice che l’Italia non ce la farà, è venuta al momento della premiazione, quando attorno a loro si è stretto un gran numero di stranieri. Un segno di speranza che aveva il profumo e il gusto delle cose buone che producono e che tutto il mondo ci invidia.

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