Il 19 aprile è il giorno in cui la Chiesa ricorda Sant’Emma di Sassonia. Le notizie sulla vita eccezionale della santa sono pervenute sino a noi grazie a un cronista del secolo undicesimo, Adamo di Brema che, nella sua “Storia Ecclesiastica”, racconta della contessa Emma di Lesum. La santa visse nell’attuale Germania intorno all’anno 1000 ed era sorella del vescovo di Paderborn. Quando era ancora molto giovane andò in sposa al conte Liutgero di Sassonia e lo stesso re Ottone III donò agli sposi il Palazzo Reale di Stiepel. Si ritiene che proprio in quel luogo nel 1008 Emma fece costruire una chiesa in onore della Madonna, che diventò in seguito meta di moltissimi pellegrinaggi.



Dopo la precoce morte del marito, avvenuta nel 1011, la giovane donna tornò a Lesum, vicino a Brema, e si impegnò al finanziamento per la costruzione del Duomo. Emma, rimasta vedova, divenne erede di un vastissimo patrimonio e fece dono di tutti i suoi averi ai poveri e alla Chiesa. Per il tempo in cui si svolse la vita della santa, la sua era una condizione particolarmente scomoda ed esposta a molte insidie: non era facile per una donna ricca e bella resistere alle pressione dei parenti e alle insistenze dei nobili del luogo che la chiedevano insistentemente in sposa. Si legge in una predica di San Bernardino da Siena, rivolta alle vedove cristiane: “Sei tu giovane? Fa’ che tu imbrigli la carne tua in discipline. Io voglio che tu impari a vivere come una religiosa. Sii verace, dentro nell’anima tua. Vuoi marito? Va’ e piglialo, in nome di Dio, e spacciatene. Ma non avrai mai consolazione. Dunque, non ci vedi meglio che di rimanere vera vedova, e servire a Dio in ogni modo che tu puoi, tutto il tempo della tua vita”.



Emma aveva scelto quest’ultima strada e non aspirò mai a un secondo matrimonio e rimase vedova per quarant’anni. La donna, pur disponendo di enormi ricchezze, seppe gestire il suo patrimonio con saggezza, ripartendolo i suoi beni ai meno abbienti e facendo donazioni a istituti di carità. Si dedicò alla preghiera e al suo perfezionamento spirituale, occupandosi del prossimo e facendo della carità verso gli altri la sua missione, fino alla sua morte che avvenne 19 aprile 1040.

Al momento della sua dipartita, Emma non possedeva più alcuna ricchezza materiale perché si era donata completamente agli altri. Ben presto fu onorata pubblicamente con l’appello di Ancella di Cristo e il suo culto venne diffuso nel mondo cristiano come esempio di carità e di dedizione al Signore.



Le sue spoglie sono tutt’ora conservate nella cattedrale di Brema anche se dal corpo della santa manca una mano che è conservata ancora assolutamente intatta dopo oltre mille anni nel monastero di San Ludgero a Werden.