Forse non è un atto del tutto a norma di legge, e probabilmente il suo è un gesto atto più che altro ad esprimere tutto il suo dissenso nei confronti dei cosiddetti “franchi tiratori”, ma per lo meno – mostrando a tutti la foto della sua scheda elettorale in cui campeggiava il suo voto per Romano Prodi – Giuseppe Fioroni ha voluto dimostrare di essere perfettamente in linea con le direttive del Partito Democratico che proponeva al colle il professore bolognese. “Non ho idea di chi, all’interno del PD, abbia votato Rodotà”, ha detto ai giornalisti – dopo aver mostrato la foto della scheda scattata con il cellulare – “ma dobbiamo decidere se siamo un partito con una propria linea e un proprio candidato o seguire le indicazione del M5S”. E, a chi gli fa notare che la sua potrebbe sembrare una “excusatio non pedita”, cioè una dichiarazione di innocenza non richiesta, l’ex Ministro dell’Istruzione incalza: “No, no, la mia è un’accusatio!” e continua a sostenere la bontà della scelta di Prodi in quanto “unico cattolico che poteva andare al Quirinale”. In merito al gesto di Fioroni, i colleghi del PD Enrico Rossi – presidente della Toscana – e Vannino Chiti, intervistati subito dopo di lui si mostrano – pur senza perdere il savoir-faire, un tantino irritati dal fatto che qualcuno abbia espresso il suo dissenso in questo modo, senza parlarne prima davanti all’assemblea. 



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