Una sentenza che in molti si aspettavano, quella che è arrivata dalla corte d’Assise di Taranto che ha condannato all’ergastolo Cosima Serrano e Sabrina Misseri, per l’omicidio – avvenuto ad agosto di tre anni fa – della 15enne Sarah Scazzi, nipote della prima e cugina della seconda, e a otto anni di reclusione per soppressione di cadavere e furto aggravato del cellulare della vittima, lo zio Michele Misseri. Un caso, quello del delitto di Avetrana, che ha catturato l’attenzione del pubblico sia per il risalto mediatico che ebbe (e che ha ancora) la vicenda, i cui attori principali non hanno mai disdegnato di mostrarsi davanti alle telecamere per raccontare la loro “verità”, sia per la morbosità stessa del fatto che combinava insieme personaggi caratteristici, dramma familiare e gelosie, sullo sfondo del tipico paesino di provincia del Sud Italia.
In merito alla sentenza, la giornalista Sabrina Scampini – che a lungo ha seguito il caso con il programma di Salvo Sottile “quarto Grado” – ci ha raccontato le sue impressioni “a caldo”.
Si aspettava un verdetto di questo genere?
Una sentenza di primo grado del genere era abbastanza prevedibile e, onestamente, me lo aspettavo. Il quadro indiziario è decisamente contro le due condannate…
Ma questo è solo il primo step dell’iter processuale: c’è già chi teme che il tribunale di secondo grado o Cassazione ribaltino la sentenza.
Bisogna vedere se, con queste prove e con questo tipo di quadro si possa confermare la sentenza di condanna, anche se certamente dei dubbi rimangono.
La Corte d’Appello o la Cassazione avranno bisogno di un maggior numero di prove per confermare la condanna o quelle che ci sono possono essere considerate soddisfacenti?
Innanzitutto bisogna attendere le motivazioni di questi giudici riguardo al verdetto e poi si potrà avere un’idea un po’ più chiara in merito. Ma potrebbe anche darsi che in secondo grado sia più difficile condannare Cosima e Sabrina.
In ogni caso ci sono ancora aspetti poco chiari, come il movente, le modalità, l’autore materiale dell’omicidio…
In realtà il movente è quasi sicuramente passionale, cioè causato da un incrocio violento di passioni nell’animo umano. Fatto sta che Sarah è entrata viva in quella casa e ne è uscita cadavere… Che l’assassino sia l’una o l’altra donna poco cambia, se una la teneva ferma e l’altra la uccideva è sempre un concorso in omicidio che non cambia il grado di responsabilità.
Il fatto che Michele Misseri continui ad autoaccusarsi di cosa è indice?
Indica il suo forte spirito di protezione nei confronti della famiglia. A un certo punto, Misseri ha scoperto di essere completamente solo. Quando parlò, all’inizio delle indagini, trovò per la prima volta qualcuno che non fosse la sua famiglia che lo ascoltasse. Ma quando la famiglia si è riavvicinata, lui ha avuto la percezione di aver, in un certo senso, tradito le due donne e quindi ha ritrattato tutto e cerca disperatamente di salvarle.
Quindi mente?
Secondo me sì. Ed evidentemente anche secondo i giudici che hanno formulato la sentenza.
Qualcuno ha ventilato l’ipotesi che l’uomo si sia accusato per scappare dalle due donne che rendevano la sua vita un inferno.
Sinceramente mi sembra un’ipotesi eccessiva. Una persona normale troverebbe un’altra soluzione… se ne andrebbe di casa, non farebbe ricadere su di sé la colpa di un omicidio e della violenza su un cadavere.
Allo stato attuale della situazione, per concludere, è difficile dire in che modo – e soprattutto quando – si chiderà definitivamente il caso.
Il dubbio maggiore è sui tempi, perché è tutto molto complesso. Bisogna vedere come andrà il secondo grado: non è finita qui. Ci saranno ancora molti anni per discutere del caso Scazzi, temo.
(Maddalena Boschetto)