Probabilmente, nonostante la riapertura da parte della Cassazione del processo che la vede coinvolta per l’omicidio, avvenuto la notte del 31 ottobre del 2007, a Perugia, della coinquilina Meredith Kercher, Amanda Knox non tornerà mai più davanti a un tribunale italiano. La legge statunitense non permette infatti che un cittadino americano venga processato due volte per lo stesso reato. E la giovane di Seattle ora non solo è a piede libero, ma è diventata milionaria. È in uscita negli USA il suo libero di memorie “Waiting to be heard”, nel quale ripercorre le tappe salienti delle vicende accadute dopo la morte di Mez e racconta della sua detenzione nelle carceri italiane: per il libro ha ricevuto un anticipo di quattro milioni di dollari. “Ero a casa con Raffaele a fumare marijuana che per noi era un’abitudine quotidiana”, racconta in merito alla notte dell’omicidio, facendo riferimento all’allora fidanzato Raffaele Sollecito, anche lui accusato del delitto. E continua: “Per quasi un’ora suonai alla chitarra canzoni dei Beatles finché con Raffaele non decidemmo di andare a casa sua. Lì abbiamo guardato il film ‘Amelie’ e fumato ancora marijuana. Poi ho letto ad alta voce un libro di Harry Potter in tedesco”. Tra i dettagli inediti che la Knox riporta nel suo memoir, c’è quello di aver inscenato, per smaltire lo stress, un balletto sulla scena del crimine. “Indossai guanti e calzini protettivi e mi misi a cantare, muovendo le braccia come nella conduzione di un musical”, racconta, “un tentativo per allentare la tensione perché tutto era così surreale e terribile”. Un libro destinato a far discutere il suo, ma anche a presentare la figura dell’autrice in nuova e – per certi versi – dubbia ottica: Amanda non sarebbe la ammaliatrice che hanno dipinto i media, ma più che altro, come lei stessa scrive, “una una bimba afflitta e smarrita che a 20 anni ancora guardava le persone con innocenza infantile”.