Il 24 aprile, 114º giorno dell’anno secondo il Calendario Gregoriano, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di tre martiri cristiani: i santi Maurizio, Giorgio e Tiberio, che hanno testimoniato la loro fede sacrificando la loro vita a Pinerolo (Torino). Il trascorrere del tempo, le guerre che hanno sconvolto il Piemonte, l’incuria da parte di chi avrebbe dovuto conservarne le reliquie e preservarne la memoria hanno fatto sì che le informazioni in nostro possesso su questi tre uomini siano poche e frammentarie. Quel che è certo è che san Maurizio, san Giorgio e san Tiberio testimoniarono la loro fede con il loro sangue nelle campagne circostanti Pinerolo, nel lasso di tempo oscillante tra il quarto e il decimo secolo dopo Cristo.



Esistono due ipotesi in merito alle vicende che portarono al loro martirio. La prima, più accreditata, parla di san Maurizio, san Giorgio e san Tiberio come tre soldati scampati all’eccidio della Legione Tebana, avvenuto secondo gli scritti del vescovo Eucherio di Lione agli inizi del quarto secolo. La Legione Tebana era, secondo l’agiografia, un reparto dell’esercito imperiale romano, forte di seimila soldati, composto interamente da egiziani di religione cristiana, stanziato alle frontiere orientali dell’Impero. Nei primi anni del quarto secolo, la legione venne trasferita sulla frontiera del Reno, nei pressi di Colonia, per ordine dell’imperatore Massimiano che necessitava di truppe per fronteggiare l’invasione da parte di Quadi e Marcomanni. I soldati, battutisi valorosamente agli ordini di Maurizio, vennero obbligati a compiere un’ultima missione prima di essere congedati: massacrare alcune popolazioni del Vallese, convertitesi al Cristianesimo. I soldati della legione rifiutarono di combattere contro i loro fratelli, e per questo il reparto venne sottoposto a un durissimo castigo: dopo aver fatto fustigare tutti i militari, l’imperatore ordinò la decimazione e seicento legionari vennero decapitati.In seguito, stante l’insubordinazione dei valorosi soldati e il loro fermo rifiuto di combattere contro i loro fratelli cristiani, la legione venne nuovamente decimata. Infine, vista l’impossibilità di aver ragione della ferrea volontà di quel che restava della Legione Tebana, l’imperatore diede ordine ad altri reparti a lui fedeli di annientare completamente il reparto. Alcuni del militari tebani riuscirono però a scampare al terribile eccidio e a rifugiarsi sulle montagne. San Maurizio, san Giorgio e san Tiberio, fuggiti alla strage dei loro commilitoni, si sarebbero stabiliti a Pinerolo, cristianizzandone la popolazione e dando esempio delle virtù evangeliche. Scoperti dalle autorità, avrebbero rifiutato di rinnegare la loro fede, affrontando con forza e senza timore il martirio.



Questa teoria, che collegherebbe san Maurizio, san Giorgio e san Tiberio con la Legione Tebana, sarebbe alimentata da altre leggende della zona, come quella di san Secondo e san Valeriano. Anche costoro, secondo l’agiografia, sarebbero sopravvissuti al massacro della Legione Tebana e si sarebbero stabiliti rispettivamente a San Secondo e a Cumiana, dove si dedicarono a cristianizzare la popolazione locale. Scoperti anch’essi dalle autorità, avrebbero testimoniato la loro fede sino alla morte, preferendo il martirio a rinnegare il nome del Salvatore Gesù Cristo.

La seconda teoria, fa risalire la vicenda di san Maurizio, san Giorgio e san Tiberio al decimo secolo. I tre, secondo questa teoria, sarebbero stati uomini pii e religiosi che caddero prigionieri dei Saraceni durante una delle razzie che questi, partendo dalle loro basi fortificate sulla costa (come per esempio Frassineto, in Costa Azzurra), compivano nell’interno per fare schiavi per le loro navi da guerra. Una volta portati al cospetto del comandante dei Saraceni, questi chiese loro se volessero convertirsi all’Islam. In questo caso avrebbero avuto la libertà e, se lo avessero voluto, avrebbero potuto partecipare alle razzie e alla conseguente spartizione del bottino. Maurizio, Giorgio e Tiberio rifiutarono di cedere alle lusinghe del Saraceno, e perseverarono nella loro volontà anche quando questi, infastidito a causa della loro pervicacia, li minacciò di morte se non si fossero convertiti alla religione di Maometto. Stante il loro rifiuto, Maurizio, Giorgio e Tiberio vennero uccisi tra atroci supplizi, guadagnando la gloria dei cieli.