Stamattina, durante la consueta messa mattutina celebrata alle 7 nella cappella dell’istituto Santa Marta dove vive, papa Francesco ha parlato fra le altre cose anche dello Ior. Con la consueta semplicità e il consueto modo diretto che lo contraddistinguono, ha ripreso un argomento che aveva già toccato nei suoi primi giorni di pontificato. Aveva infatti detto che la Chiesa non è una organizzazione simile a una Ong: oggi ha aggiunto che anche lo Ior (l’istituto bancario vaticano) per quanto importante come sono importanti tutti i tipi di uffici e di strutture, non è però necessario per la vita della Chiesa. La Chiesa, ha detto, è piuttosto una storia d’amore, non una burocrazia fatta di uffici. Il Papa ha chiesto scusa con un sorriso se si è permesso di parlare di un argomento come lo Ior, che sappiamo quante polemiche ha già suscitato anche nel passato recente, ma ha voluto ribadire come certi uffici siano “necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”. Invece, la Chiesa è una storia d’amore. Continuando sull’argomento ha citato anche la famosa frase di Stalin, su quanto fosse grande l’esercito del Papa. Alcuni cristiani hanno sbagliato per ragioni storiche, hanno sbagliato la strada, hanno fatto eserciti, hanno fatto guerre di religione”. Adesso invece bisogna imparare dai propri errori perché si cresce con lo Spirito Santo e non con i militari. Dopo si è recato all’udienza del mercoledì, ancora una volta in una piazza San Pietro strapiena di persone, almeno centomila persone, ricordando che il cristiano, soprattutto in questi tempi di crisi, non deve chiudersi dentro se stesso nascondendo la sua fede e le sue ricchezze spirituali. Ha citato gli stranieri: “Penso ai tanti stranieri che ci sono nella diocesi di Roma: cosa facciamo per loro?”. Il cristiano che tiene nascosti i suoi doni, ha detto ancora, non è un cristiano: alla fine die tempi, ha spiegato, saremo giudicati sulla carità. Infine ha voluto salutare i giovani presenti in piazza: “Cari giovani, non abbiate paura di sognare cose grandi”.



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