Caro direttore,
Oltre il 40 per cento degli studenti che si apprestano a sostenere gli esami di Stato ricorrono a ripetizioni private, un dato troppo alto per lasciarlo passare inosservato, un dato troppo alto per non porre almeno qualche domanda e chiedere altrettante risposte.
Che una percentuale così alta di studenti dell’ultimo anno di scuola superiore debba ricorrere alle ripetizioni private è il segnale di qualcosa che non va nella scuola italiana. Il primo problema è quello dell’insegnamento. Se quattro studenti su dieci hanno bisogno di lezioni private significa una cosa molto semplice, elementare, e cioè che l’insegnamento quotidiano non è capace di portarli a conoscere a livello sufficiente contenuti e metodi delle discipline scolastiche. Questo dato è un evidente segno di fallimento, altro che insegnamento personalizzato. È il fallimento di una scuola che non sa insegnare a chi ha difficoltà ad apprendere e fa crescere solo chi sa fare da sé.
Tutto ciò è aggravato da un secondo problema che si chiama corsi di recupero. I corsi di recupero sono la voce su cui la scuola ha mantenuto un forte impegno di spesa. Sì, diminuito, ma ancora rilevante, a differenza da quanto si è fatto per il resto delle attività scolastiche extracurricolari. Infatti mentre vi è stato un taglio impietoso a ridimensionare quanto si fa oltre le ore di lezione, sui corsi di recupero la scuola continua a spendere perché sembrano essere il rimedio di tutti i mali, la soluzione delle questioni più gravi. Ebbene, a fronte di tanto impegno di spesa qual è il risultato? Quattro studenti su dieci ricorrono alle ripetizioni private. C’è da complimentarsi per un simile risultato, un vero e proprio successo, non c’è che dire!
Non solo non funziona l’insegnamento quotidiano, anche i corsi di recupero sono poco efficaci. La scuola continua a perdere un elevato numero di studenti o almeno è a rischio di perderli. Chi agisce efficacemente in questo ambito? Associazioni volontarie come Portofranco. E’ lì dove si trovano risposte efficaci al bisogno di conoscere che ogni studente porta con sé e che lo muove ad imparare. È andando a vedere quello che fanno che si capisce dove sta l’errore che commette la scuola.
Portofranco recupera uno ad uno gli studenti in difficoltà, segno che la soluzione non è il corso di recupero, ma un faccia a faccia con chi è in difficoltà. La scuola sbaglia metodo: il corso di recupero non può recuperare nessuno o quasi perché si pensa che il fattore discriminante sia di tipo tecnico, invece non è così. Il fattore decisivo è semplicemente uno sguardo diverso, più umano su di sé. Lì nasce il focus dell’apprendimento, ed è a quel livello che bisogna intervenire, creando le condizioni di un rapporto personale, di un faccia a faccia diverso, più intenso in cui crescere nella conoscenza. Rifare male al pomeriggio quello che si fa la mattina, invece, non serve a nulla.