Si potrebbero chiamare le due Italia, quelle che in una settimana ho visto coi miei occhi. C’è l’Italia che va avanti, che lavora, che nonostante tutto muove gente e l’Italia che vorrebbe rappresentarla. E’ stata anche la settimana dei Twitter, di questo o di quel colpo di scena (oggi le notizie arrivano per prima lì) e quella della Primavera e dei ponti, che sono occasioni di lavoro. Però qualcuno mi deve spiegare una faccenda: perché nel solito totoministri non vengono mai nominate l’Agricoltura e il Turismo? Già le due Italia. Eccole qui: da un lato l’agroalimentare che tira e il turismo che è la nostra seconda industria; dall’altro un cervello a Roma che pensa a uno sviluppo un po’ confuso.
Poi salterà fuori anche il ministero delle Politiche Agricole e pure quello del Turismo, proprio come una Cenerentola, mentre il mondo continua a guardarci e per certi aspetti ad invidiare ciò che abbiamo. A Rimini ho incontrato imprenditori preoccupati perché qualcuno sta mettendo in discussione l’aeroporto, che porta migliaia di consumatori russi, ogni settimana. E per portarsi avanti verso una possibile disfatta ci sono albergatori che vendono i posti letto per poche decine di euro, se non sotto i dieci. Però a Rimini, dove sanno guardare avanti, hanno inaugurato PALATO, uno show room dei migliori prodotti del territorio dentro l’innovativo Centro Congressi. Dalle parole ai fatti. E bisogna andare a vedere cos’è Palato, raccontato dalla passione di Enrico Santini. Da Rimini a Trento, sette produttori di Vino Santo si sono messi insieme per promuovere questo vino che ha salutato il Concilio di Trento e che rimane 10 anni in cantina prima d’essere assaggiato col suo velluto.
A Palazzo Roccabruna, che è la casa dei vini (c’è anche una mostra sui giochi da tavolo, irresistibile) la sala era piena di gente per provare l’abbinamento coi formaggi di Malga e coi cantucci, che sono stati rispediti in Toscana, dove l’abbinamento è col Vin (senza la O) Santo, che è un’altra cosa. Clamorosa è stata la sosta a Padova, dove ho incontrato un imprenditore illuminato Sandro Vecchiato, che sta lanciando la più grande impresa di birra agricola d’Italia. E si chiamerà Antoniana. Ma c’era anche un produttore di “spirulina” che è un’alga dalle proprietà particolari che ha convinto la panetteria Delizie di Grano di Cittadella a fare il pane verde. Bè, ho trovato anche le uova azzurre, se è per questo, nell’azienda agricola Matteo Onorato a Segonzano, covate da una razza di galline particolare: l’Araucana.
E che dire della carne salada di Loris Largher a Cembra che sta andando in tutto il mondo? Lui ha inventato persino l’adozione dello speck a distanza con tanto di nome di battesimo. E cento persone ogni anno vengono nelle sue cantine per portarselo via. E’ la creatività inesauribile della nostra Italia. Lunedì sera 50 imprenditori di vario genere (nessun politico presente), nello straordinario agriturismo Collalto di Molvena (qui il miglior risotto alle erbe e morlacco della mia vita), hanno voluto confrontarsi con un giornalista, il sottoscritto, per capire come andare avanti.
E si è parlato di comunicazione, ma anche dell’idea semplice quanto rivoluzionaria di mettersi insieme attorno al bene del proprio territorio. Clamorosa è stata la sosta a Bassano del Grappa, nel pieno del periodo dell’asparago bianco (che apre la stagione a San Giuseppe e si chiude a Sant’Antonio, il 13 di giugno). A San Zeno di Cassola, al confine, per 15 giorni danno da mangiare asparagi a 500 persone la volta, sotto una tensostruttura costruita dai volontari. Da qui passano ogni anno 90 mila persone e il ricavato di questa operazione che ha un movimento di circa 500 mila euro, va ai missionari del paese. Cento volontari ogni giorno, che hanno preso anche le ferie, servono comitive che arrivano anche dall’estero… e questo senza ministeri al turismo e quant’altro. L’Asparago che si raccoglie a San Zeno è particolare: nasce da un terreno acciottolato e il vento che spira dal Brenta rende ideale la coltivazione. Andateci: è uno spettacolo.
Ma se siete a Bassano è impossibile non entrare nell’enogastronomia Baggio, per scoprire tutte le migliori novità d’Italia. E poi da uno dei più straordinari affinatori di formaggi che abbia mai conosciuto. Il suo negozio si chiama Dalle Nogare, vicino alla stazione. Mi ha fatto assaggiare cinque tipi di Asiago e mi sono trovato in bocca uno dei migliori caci del mondo. E pensate che proprio in questi giorni, fino al 5 maggio, il Consorzio di Tutela di questo formaggio ha lanciato un concorso per i foodblogger per preparare il panino ideale con quel cacio (www.formaggioasiago/asiagochesfida). Ora, ci sarà anche la crisi, ma non certo quella della creatività italiana, della gente che si muove, che si incontra, che ha capito una cosa: è la politica che deve ritornare a guardare questa vita pulsante, non il contrario. Solo così la smetteremo di vedere due Italie: una astratta e litigiosa, l’altra conscia dei beni che deve proteggere e valorizzare.