Il Papa avrebbe affidato ai vescovi il compito di studiare nuove soluzioni per i divorziati risposati. Lo afferma Repubblica, secondo cui Jorge Mario Bergoglio avrebbe chiesto a monsignor Vincenzo Paglia, capo del Pontificio Consiglio per la Famiglia, di preparare un documento nel quale individuare una risposta da offrire ai divorziati risposati. Lapidaria la smentita della Sala Stampa vaticana: “Una notizia infondata. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha preso posizione dichiarando in una breve nota ufficiale che non c’è fondamento alcuno circa la notizia, diffusa da alcuni organi di stampa, che sia in preparazione un documento sulla comunione ai divorziati risposati”. Fatto sta che la questione dei divorziati risposati è una delle più spinose all’interno della Chiesa cattolica. Ilsussidiario.net ha intervistato il vaticanista Rai, Lucio Brunelli.
A che punto è oggi il dibattito sui divorziati risposati all’interno del Vaticano?
Il primo dato è che questa notizia, così come è stata data ieri da Repubblica, è stata smentita. Ciò non vuol dire che al Papa non stia particolarmente a cuore il tema dei divorziati risposati, e quindi tutte le tematiche connesse ai sacramenti e alla pastorale della Chiesa nei confronti di queste famiglie. Da quando è stato eletto come Pontefice però, Bergoglio non ha ancora parlato di questo tema.
Lo aveva fatto in precedenza?
I suoi interventi quando era cardinale di Buenos Aires documentano la sua sensibilità nei confronti di questo argomento. Al momento non c’è ancora nulla di pubblico e ufficiale, ci si può però aspettare da Papa Bergoglio una particolare attenzione, e anche la ricerca di qualche soluzione nuova nell’approccio pastorale. Anche se non si sa ancora quale soluzione abbia in mente e che forma pratica prenderà tutto questo: per ora si possono solo formulare ipotesi più o meno fondate.
Quanto pesa nella Chiesa il tema dei divorziati risposati?
Il problema dei divorziati risposati è una spina per la Chiesa cattolica, e lo è stato per lo stesso Benedetto XVI. Ratzinger ne ha parlato più volte, in particolare alla Giornata Mondiale della Famiglia a Milano dello scorso giugno. Lo ha fatto sia rispondendo alle domande di una coppia di divorziati risposati durante la veglia del sabato sera, sia nella messa conclusiva dell’evento. Benedetto XVI aveva sottolineato che quello dei divorziati risposati è un motivo di sofferenza per la Chiesa. Pur essendo considerato come un Papa intransigente su questi temi, aveva aggiunto che sentiva il dolore di queste persone, le quali non sono scomunicate dalla Chiesa né fuori dalla comunione.
In che senso?
Se la Chiesa non può cambiare la disciplina per quanto riguarda i sacramenti, c’è un ascolto e una condivisione nei confronti di queste famiglie. Ratzinger non ha mai pronunciato parole di condanna e di anatema nei riguardi dei divorziati risposati.
Che cosa ci si può aspettare ora da Papa Francesco?
Su questa linea ci si può forse aspettare da Papa Bergoglio un passo in avanti come ricerca di una soluzione. Posso immaginare che uno spunto potrebbe offrirlo la disciplina della Chiesa ortodossa, che celebra seconde nozze in certi limiti e a certe condizioni. Potrebbe essere una soluzione, anche perché si tratta di una prassi secolare. Nel Concilio di Firenze del 1431-1439 si tentò una riunificazione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa che poi fallì. Il fatto che la Chiesa ortodossa, all’interno di certi limiti e di determinate condizioni, contemplasse la possibilità delle seconde nozze non costituì un motivo grave di impedimento alla riunificazione tra le due Chiese.
Quale valore può avere oggi il dibattito in un Concilio del ‘400?
Se già allora la posizione della Chiesa ortodossa sulle seconde nozze non era considerata un’obiezione grave dalla Chiesa cattolica, ciò può far pensare che questa ipotesi possa essere ancora ripresa in considerazione e diventare fonte di ispirazione per la ricerca di una soluzione anche da parte del Vaticano. Ciò non deve voler dire una rinuncia ai principi fondamentali, e in particolare all’indissolubilità del matrimonio. La Chiesa ortodossa parla letteralmente di “morte del matrimonio”, in certe condizioni e con molti limiti. La Chiesa cattolica nella sua magnanimità è come una madre che allarga le braccia per accogliere il maggior numero di figli e non condannare nessuno, e potrebbe quindi “inventarsi” una soluzione nuova.
(Pietro Vernizzi)