Il 26 aprile si festeggia san Marcellino. Il santo nacque a Roma con il nome di Marco ed era figlio di un certo Proietto. Dal “Catalogo Liberiano” dei papi si legge che divenne vescovo di Roma il 30 giugno 296 e fu il 28° successore di Pietro. La sua figura viene spesso ricordata e lodata da Sant’Agostino, sebbene le sue scritture siano di molto postume al papa Marcellino. Del suo pontificato, che durò 8 anni, non si conosce molto, ma da ciò che viene riportato sull’epitaffio della tomba del Diacono Severo (nelle Catacombe di San Callisto) si è potuto risalire al fatto che, in quel periodo, il principale cimitero di Roma fu reso più grande per ordine del papa Marcellino che dispose di aggiungere nuove camere sepolcrali. Gli esordi del suo pontificato furono garantiti dalla “pax” tra l’imperatore e il suo predecessore Caio, in tal modo Marcellino si poté dedicare alla comunità cristiana e soprattutto alle famiglie più bisognose. Tutto ciò avvenne prima che l’imperatore Diocleziano diede inizio alla Grande Persecuzione contro i cristiani. Durante questo tremendo periodo le catacombe di San Callisto vennero confiscate, così come accadde per tutti gli altri luoghi di riunione pubblici della comunità cristiana di Roma.



Marcellino morì probabilmente di morte naturale tra il 304 e il 305, ossia nel secondo anno in cui iniziò la persecuzione dell’imperatore contro i cristiani. Dalla biografia di Marcellino, nel “Liber Pontificalis”, si legge che egli che fu costretto a fare dei sacrifici in onore agli dei e, vinto dal rimorso, confessò la sua fede in Cristo. Pentito e umiliato dal gesto che aveva compiuto, si depose come pontefice ma i cristiani lo rielessero. Quando Diocleziano fu portato a conoscenza del gesto lo fece imprigionare e gli chiese di sacrificare nuovamente agli dei, ma Marcellino si oppose con tutte le sue forze. Per tale ragione Diocleziano lo condannò alla decapitazione con altri tre cristiani. Si narra che Marcellino prima di essere decapitato lanciò una scomunica verso tutti coloro i quali avessero tentato di dargli sepoltura cristiana poiché egli non si riteneva degno di questo onore.



Alcuni testi riportano che i corpi del Papa e degli altri martiri con lui giustiziati, vennero lasciati per trentasei giorni nella piazza di Roma per poi venire condotti a degna sepoltura nel cimitero di Priscilla. Sebbene il nome di Marcellino Papa non venga menzionato nel “Martyrologium hieronymianum” o nel “Depositio martyrus”, si ritiene che questo racconto sia abbastanza veritiero in quanto negli ambienti cristiani dell’epoca era visto come un martire e la sua tomba veniva venerata. In relazione alle voci e agli apocrifi sappiamo di due soli appartenenti al clero romano che subirono il martirio mentre il vescovo di Roma e l’alto clero riuscirono a scampare alla persecuzione. Le sue spoglie furono portate nel cimitero di Priscilla accanto alla cripta del martire Crescenzio. 



Egli non venne sepolto nel cimitero ufficiale di Roma, dove venivano sepolti i predecessori di Marcellino, perché le catacombe erano state confiscate durante la persecuzione di Diocleziano e quindi si scelse per le catacombe di Priscilla, che erano ancora a disposizione dei cristiani. Ben presto la tomba di Marcellino divenne oggetto di venerazione. Tuttavia, durante gli scavi effettuati nelle catacombe di Priscilla, venne ritrovata la cripta di Crescenzio, che si trovava in prossimità di quella di Marcellino, ma non è stato ritrovato alcun reperto di questo papa. Il luogo della sua sepoltura, quindi, rimane ancora un mistero.