Alcuni fatti di cronaca di nera riescono a catalizzare l’attenzione per decenni, e questa loro peculiarità è certamente figlia del fatto che, quasi incredibilmente, il responsabile dell’omicidio o dell’incidente in questione non è ancora stato trovato. Oppure ha un volto ben preciso e non ci sono prove che dimostrino la sua colpevolezza. Quella che fu chiamata “la strage di Ustica” rientra in questa casistica: un dramma avvenuto sotto gli occhi di tutti ma che, a quasi 33 anni dalla misteriosa caduta in mare del volo di linea DC-9, che provocò la morte di tutte e 81 le persone che si trovavano a bordo, è ancora senza risposta. O, più precisamente, è ancora privo di una risposta esaustiva, dal momento che, nel corso degli anni, sono tante le “mezze verità” venute a galla, singole tessere di un confuso mosaico al quale manca però il soggetto centrale.



Negli ultimi mesi l’argomento “Ustica” è tornato oggetto di dibattito, innanzitutto dopo la sentenza della Cassazione, emessa lo scorso 28 gennaio, che condannava a un maxirisarcimento ai familiari delle vittime il ministero dei Trasporti e della Difesa italiana affermando che l’ipotesi dello schianto del DC-9 a causa della collisione con un missile “è abbondantemente e congruamente motivata”. E adesso, un nuovo “supertestimone”, ex pilota di Alitalia, dice di aver visto al largo di Ustica alcune navi tra cui una portaerei, circostanza che potrebbe dare un nuova luce all’inchiesta, unitamente all’arrivo, dopo due anni, delle parziali risposte a una rogatoria inviata alla Francia dalla Procura di Roma in merito al traffico aereo e alla presnza di navi vicino alla zona in cui il velivolo si inabissò quel maledetto 27 giugno del 1980. Per capire se questi elementi potrebbero contribuire a sanare quella che per molti, anche a oltre tre decenni di distanza, è una ferita ancora aperta, abbiamo contattato Rosario Priore, ex giudice istruttore che seguì a lungo le indagini sulla strage.



Le parole del nuovo “supertestimone”, anche se arrivate con più di 30 anni di ritardo, potrebbero dare una svolta alle indagini?

Io credo che, al di là del fatto che stupisce molto il trentennale silenzio di quest’uomo e l’estrema tardività delle sue parole, sia necessario approfondire la sua testimonianza e la presunta presenza della portaerei, cosa che i magistrati stanno di sicuro già facendo.

Ma il fatto che questo testimone abbia deciso di rilasciare un’intervista a La Repubblica non ha un che di stonato?

In realtà, nelle parole dell’uomo riportate dal quotidiano non emergono particolari dettagli, questo perché i termini esatti della testimonianza sono stati secretati dalla magistratura…



Quindi, secondo lei, vale la pena approfondire l’argomento “portaerei”?

Certo: bisogna verificare che cosa abbia visto quel pilota, il luogo e il momento precisi. Per il momento non si può confermare nulla, è necessario aspettare: tutto è nelle mani della Procura che dovrà effettuare una convalida.

 

Lei dice di aspettare, ma mi sembra che 33 anni siano già stati un’attesa più che sufficiente: si arriverà mai a una verità giudiziaria, o ci dobbiamo accontentare di una “ricostruzione storica”?

Sì, è passato tantissimo tempo… e altro ne passerà, ma sono sicuro che, prima o poi, si arriverà a una verità giudiziaria.

 

Il superteste dice di essere stato zitto perché nessuno voleva stare a sentire le sue verità…

Guardi, andando a memoria, posso affermare che questa è la prima volta che quest’uomo viene sentito e fornisce la sua versione dei fatti. Nel corso anni furono interrogate circa quattromila persone e in molti dissero di aver visto qualcosa, tentando una ricostruzione che non ha poi avuto riscontro di fatto e non ha retto alle verifiche.

 

E questa testimonanzia potrebbe rivelasi parimenti fallace?

Chi lo sa… La Procura sta attuando le verifiche necessarie. Le ripeto: dobbiamo aspettare ancora.