“La Congregazione, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, deve agire con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l’aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli”. E’ quanto sottolineato con forza da Papa Francesco nel corso dell’udienza con il prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Mueller. Ilsussidiario.net ha intervistato Marco Tosatti de La Stampa.
Per Papa Francesco, la Chiesa “deve agire con decisione” contro gli abusi sui minori. Che cosa ne pensa di queste parole?
Sono la conferma di una linea e la continuazione di quello che aveva già fatto da molti anni Papa Benedetto XVI. Il Santo Padre sta cominciando a prendere contatto con tutte le diverse congregazioni. E’ importante che durante il primo incontro con il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede abbia voluto ribadire la continuità di una linea dura nei confronti di quel genere di problemi.
Qual è l’importanza di questa scelta di porsi in una linea di continuità?
La linea di continuità è evidente anche dal punto di vista del magistero. Papa Francesco afferma le stesse cose di Benedetto XVI e prima ancora di Giovanni Paolo II, e lo fa usando quasi le stesse parole. E’ dal 2000 che sono state messe in atto delle misure volute dall’allora cardinal Joseph Ratzinger per combattere gli abusi del clero. Sono poi state messe in atto continuamente da allora, e non c’è stato nessun cambiamento di linea. Mi sarei stupito se Papa Francesco non avesse confermato questa continuità, non del contrario. E’ però importante che abbia voluto lanciare questo segnale, lo ritengo un gesto significativo sapendo quanto male quel genere di comportamenti hanno fatto alle persone e alla Chiesa.
Papa Francesco riuscirà ad agire con energie più fresche di Benedetto XVI anche in questa direzione?
Quando Benedetto XVI ha parlato del venir meno delle sue energie si riferiva a tutto quello che si richiede a un Papa in termini di prestanza fisica, e non al problema specifico degli abusi sui minori. Anche quando si è incontrato con Bergoglio, si è visto che Ratzinger era una persona che fisicamente non sta bene e che non ha più le energie di un tempo. Per quanto riguarda la questione dei preti colpevoli di abusi, una volta che Ratzinger aveva preso le misure necessarie e intervenuto con le parole e con l’azione, ora sono gli altri che devono applicare le sue direttive.
Fino a che punto il problema degli abusi nella Chiesa è reale, e fino a che punto è stato strumentalizzato?
Noi parliamo soprattutto di casi che sono avvenuti tra gli anni ’70 e ’90, in un periodo molto particolare della storia della Chiesa e del mondo. Da quando c’è stata una presa di coscienza globale, a metà degli anni ’90, e la Congregazione per la Dottrina della Fede e le Conferenze episcopali hanno incominciato a occuparsene, sicuramente il numero di casi è calato in una maniera vertiginosa. Le cifre degli esperti affermano che si tratta di un problema che neanche nei suoi momenti peggiori è stato al di fuori delle medie per quel che riguarda la Chiesa cattolica. Si trattava circa delle stesse medie di tutte le altre confessioni religiose.
In quali ambienti questo problema è più grave?
Lo stesso dramma, e con numeri molto peggiori, si verifica nelle famiglie. Non c’è il minimo dubbio d’altra parte che un solo prete che si comporta così è un prete di troppo. D’altra parte da un punto di vista statistico non c’è stata una differenza tra gli ambienti parrocchiali e altre realtà, e in tutti gli ambienti legati alla Chiesa negli ultimi anni è sceso notevolmente.
(Pietro Vernizzi)