Il Salone del Libro a Torino. Ecco uno degli appuntamenti dell’anno, una tappa rassicurante come lo sono la vendemmia o la raccolta delle noci la notte di San Giovanni. Siamo a Torino e il fatto di venirci a maggio è una cosa che, tutto sommato, non dispiace. Ed io, se non fossi imbrigliato da faccende di lavoro, mi prenderei un bel libro e me lo andrei a leggere sotto i portici di piazza san Carlo, mentre sfila quell’umanità varia che oggi annovera anche tanti turisti. Che il salone del libro nasca a Torino e debba restare a Torino è una cosa ovvia: Torino è storia, è cultura, è riflessione. E’ parte della vita del nostro paese e in piazza Castello sarà palazzo Madama a ricordarlo. Ma torniamo al Salone, che ha un pubblico tutto suo, diverso da altre fiere come potrebbe essere il Salone del Gusto che si anima ogni due anni nei medesimi padiglioni del Lingotto. Il pubblico del Salone del Libro è fatto di gente che si concede del tempo per leggere, nel segno del libro che non tramonta mai. E ci sono quelli che vanno al Lingotto per cercare e seguire gli incontri con gli scrittori celebri e quelli che invece sanno pazientemente rovistare fra le varie case editrici per trovare talenti letterari, al netto delle classifiche dei giornali. E’ un’arte anche questa, che richiede tempo, passione, capacità di lettura al primo istante. Il decano dei librai della mia città, Cesarino Fissore, diceva che i libri vanno annusati: da li si capisce se avranno successo. Beh, tra le novità di quest’anno, in fatto di odori c’è anche lo spazio Cook book, che corrisponde al boom di libri dedicati al cibo, figli di trasmissioni televisive, ma anche di cuochi celebri che trasmettono i loro segreti. Dentro a questo salotto nel salone mi sono così cimentato, quest’anno, a percorrere la storia della creatività della cucina italiana, che curiosamente ha un inizio con Gualtiero Marchesi e una fine, lunedì, con un suo allievo, Davide Oldani, campione della cucina pop. In mezzo ci sono cuochi come Igor Macchia della Credenza di San Maurizio Canavese o Enrico Bartolini del Devero Hotel di Cavenago Brianza, ma anche una cuoca che si è formata su un libro, le Ricette regionali di Anna Gosetti della Salda, che porta il nome di Luisa Valazza, cuoca del Sorriso di Soriso.



E che dire della creatività della pizza, che sta vivendo una nuova stagione (la chiamano pizza contemporanea o pizza gourmet questa scuola di pensiero e di forno). Il campione assoluto, Simone Padoan della pizzeria Ai Tigli di San Bonifacio verrà a spiegare cos’è un pizza di qualità. Ma non mancheranno i dolci con due specialisti diversi: Iginio Massari, mostro sacro del dolce e Luca Montersino, di Alba, che ha seguito una linea tutta sua, anche per abbracciare i colpiti dalle diverse patologie alimentari di questo secolo. Ma in tutti i casi, oltre ai libri che accompagnano ogni autore, tanta creatività, che è un fenomeno tutto italiano, al quale il Salone, giustamente rende omaggio, ben sapendo di aprire la ghiotta querelle su cosa sia effettivamente cultura. E visto che siamo a Torino, l’omaggio sarà anche per il prodotto tipico di questa città: il cioccolato, in tutte le sue declinazioni. Ci saranno i produttori, ma ci saranno anche incontri sul tema “tentazione e meditazione”, che seguiranno i vari filoni letterari con abbinamenti di libri e rispettivi scrittori, di bevande… e naturalmente di cioccolati, non solo gianduiotti. Insomma uno spasso. Ci vediamo a Torino!

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