Tempo di crisi? Carenza di cibo e necessità di tagliare consumi e costi salvaguardando l’ambiente? Presto risolto il problema: si mettano in tavola gli insetti! Ecco, a grandi linee, riassunto il fulcro di uno studio della Fao, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che vede nell’introduzione di insetti nella dieta dei popoli la mossa strategica grazie alla quale nel futuro si potrà combattere la fame nel mondo. “Gli insetti sono una delle risorse fornite dalle foreste ancora non sfruttate per il loro potenziale come cibo”, ha spiegato infatti Eva Muller, direttrice della Divisione Politica economica e dei prodotti forestali della Fao, speranzosa di vedere presto nei piatti dei più poveri brulichii di vespe e formiche.



Dopotutto, di insetti ce ne sono a profusione, quindi perché non approfittarne, tanto più che sembra essere dimostrato che molti di essi siano più ricchi di ferro e proteine della carne bovina e che, a livello globale, siano già oltre 1900 le specie di coleotteri, bruchi, api, cavallette, locuste e grilli di cui ci si ciba?! Lo stesso Carlo Cracco, uno degli chef italiani più quotati (almeno dal punto di vista mediatico), lo scorso anno si cimentò nel preparare (e poi assaggiare) un piatto di locuste brasate e un insalata di gambi di fiori di zucca e polvere di tribolo worms. 
Ma la replica alle parole della Fao da parte della Coldiretti – non se ne abbia a male il buon Cracco – è stata però immediata e ha sottolineato che tentare di introdurre insetti, totalmente estranei alla cultura culinaria del mondo occidentale, sia una mossa decisamente azzardata. ”Non si può trattare il cibo come una merce qualsiasi”, ha fatto sapere l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, che ha aggiunto: “bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare, anche se iperproteici, sono però molto lontani dalla realtà culinaria nazionale”.

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