Nessuno si sarebbe aspettato la tragedia che ha preso il via lo scorso sabato, quando alle 5 del mattino a Niguarda, quartiere della periferia nord di Milano, il 31enne Mada Kabobo, originario del Ghana e irregolare in Italia dal 2011, ha assalito sei persone, uccidendone tre. L’uomo ha iniziato a colpire i passanti (pochi, data l’ora) nelle strade semideserte, prima con una spranga di ferro e poi con un piccone trovato nei pressi di un cantiere abbandonato. Sembra che abbia trascorso la notte prima dei delitti dormendo tra i ruderi di villa Trotti, situata al centro del quartiere, e abbia iniziato a sfogare la sua rabbia con la spranga su Andrea Carfora, 24 anni, dipendente di un supermercato, che stava facendo ritorno a casa, causandogli solo una frattura al braccio, colpendo poi alla testa Francesco Niro, operaio di 50 anni. Passato poi al piccone, Kabobo ha minacciato un imbianchino di 56 anni in via Monte Grivola, che ha poi riferito di non aver dato l’allarme perché credeva che l’uomo fosse semplicemente ubriaco. Ma è dopo pochi istanti che il ghanese ha iniziato a uccidere, prendendo a picconate il 64enne Ermanno Masini, morto due giorni dopo in ospedale, il 40enne Alessandro Carolé, colpito alla testa e morto dopo pochi istanti, e il 21enne Daniele Carella, che stava scaricando da un furgone i giornali insieme al padre e che è spirato nel reparto di Neurorianimazione dell’Ospedale Niguarda lunedì. Kabobo è stato fermato poco dopo dai carabinieri e subito arrestato. Durante gli interrogatori è apperso lucido e tranquillo e, benché anche l’interprete stenti a capire il suo dialetto, il fermato ha fatto capire di aver agito per ordine di “voci cattive” che dice di aver sentito. In attesa della perizia psichiatrica e degli sviluppi delle indagini, è detenuto nel carcere di San Vittore. Kabobo “è uno psicotico con comportamento delirante e allucinazioni auditive che, per il loro contenuto violento, lo hanno spinto ad azioni imprevedibili”, ci ha spiegato Alessandro meluzzi (clicca qui per leggere l’intervista). “E il contesto di totale isolamento e mancanza di relazioni interpersonali nel quale viveva ha aggravato il suo delirio che ha assunto delle forme estreme e parossistiche”. Inoltre, aggiunge lo psichiatra, “l’uomo era probabilmente malato già da molto tempo, ancora prima della sua partenza dal Ghana e del suo viaggio attraverso il deserto e il Mediterraneo, ma sicuramente la sua condizione di totale isolamento ha peggiorato le sue condizioni. Kabobo è passato a quello che gli psichiatri chiamano l’acting out, cioè l’azione. E le conseguenze sociali del suo delirio sono state devastanti”. Come riporta oggi il Corriere della Sera, inoltre, Kabobo partecipò alla violenta protesta del primo agosto di due anni fa a Bari, quando gli immigrati ospiti del Cara di Bari, che lamentavano i ritardi nel riconoscimento dello status di rifugiati, si erano riversati sulla tangenziale di Bari e sulla linea ferroviaria, paralizzando la città. Seguirono lanci di pietre e bottiglie, auto distrutte e una vera e propria guerriglia che durò più di nove ore.