“Nell’organizzazione dell’Anno della fede si è desiderato creare un momento di incontro, di preghiera, di condivisione e di ascolto che permettesse di vivere e riprendere con altrettanta forza e motivazione il cammino della nuova evangelizzazione”. L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha presentato con queste parole la “Giornata dei movimenti, delle nuove comunità, delle associazioni e delle aggregazioni laicali”, in corso in queste ore. “Io credo, aumenta in noi la fede” è il titolo dell’iniziativa che ha riunito in Vaticano, per l’incontro con papa Francesco, oltre 120mila persone provenienti da 150 diverse realtà ecclesiali di numerosi Paesi, dall’Italia all’Argentina, dalla Nuova Zelanda a Portorico.
Un momento di incontro, preghiera, condivisione e ascolto per vivere con “forza e motivazione” il cammino della nuova evangelizzazione, utilizzando nuovamente le parole di monsignor Fisichella. Durante questa Giornata sono inoltre previste le significative testimonianze dello scrittore irlandese John Waters e del medico chirurgo pakistano Paul Bhatti, ex ministro dell’Armonia nazionale e degli Affari delle minoranze nel governo guidato dal Partito popolare del Pakistan (prima della vittoria della Lega dei Musulmani alle recenti elezioni) e fratello maggiore di Shahbaz Bhatti, politico e ministro cristiano cattolico ucciso dagli estremisti islamici nel marzo del 2011. Ilsussidiario.net lo ha intervistato.
Che significato ha per lei la Giornata dei movimenti?
E’ una stupenda testimonianza della fede cristiana e della missione intrapresa da mio fratello. Seguendo la via del Vangelo e di Gesù Cristo, è possibile inviare un chiaro messaggio affinché chiunque, anche chi non è cristiano, possa capire che questa religione e tutti noi rispettiamo la dignità dell’uomo e amiamo tutti gli uomini di questa Terra. E’ per questo motivo che vogliamo vivere in pace, anche se in nome della religione ci sono ancora tantissime guerre.
Una giornata di unità, quindi, per trasmettere un messaggio di pace e speranza?
Sì, un messaggio a livello internazionale capace di raggiungere anche tutti coloro che nutrono dubbi riguardo alla Chiesa e al suo insegnamento. Mi riferisco ovviamente alle altre religioni, le quali riceveranno il chiaro e forte messaggio che emergerà da questo importante raduno.
Cosa ha pensato e provato quando le è stato chiesto di partecipare con la sua testimonianza?
E’ stata una grande emozione e francamente non me l’aspettavo. E’ la fede la principale convinzione che ha spinto me e mio fratello minore a intraprendere questa difficile strada. Oggi proseguo il suo cammino con le identiche idee e forze, anche se in passato non avrei mai pensato di farlo. Eppure è stato così, Dio ha voluto che accadesse e ne sono molto contento.
Si riferisce alla sua scelta politica e alla sua azione in difesa delle minoranze religiose pachistane?
Certo. Parlo della salvaguardia dei diritti delle minoranze, di tutte le persone deboli che non sono in grado di difendersi da sole. Una scelta che non riguarda solo la politica: mio fratello ha portato avanti 28 anni di battaglie in difesa dell’uomo e delle minoranze, eppure è stato in carica al ministero solamente per due anni. E’ stato ogni giorno una persona comune, intenzionata a portare avanti la sua fede e a lottare per ciò che riteneva giusto.
Cosa può dirci invece dell’intervento che farà?
E’ incentrato principalmente sui maggiori problemi del Pakistan. Le mie parole descrivono l’odio che si è generato ed espresso nel nome della religione, in maniera particolare attraverso il fanatismo, il terrorismo e l’estremismo che hanno colpito la nostra comunità. Mio fratello, grazie alla fede, l’ha difesa senza aver mai avuto paura di niente e di nessuno e grazie alla fede ha potuto amare le minoranze e i perseguitati, in particolare quelli cristiani. Desidero quindi parlare anche della mia scelta e convinzione nel seguire questa via, dove la fede è capace di spazzare via anche la paura di morire.
Che significato ha questa Giornata per la comunità cristiana del Pakistan?
E’ un evento che significa moltissimo, dalla testimonianza del Vangelo fino al messaggio dell’attuale Pontefice, anche lui vicino a tutti coloro che soffrono. Questo dimostra che la Chiesa, insieme a tutti i suoi collaboratori, può trasmettere in tutto il mondo il messaggio di Gesù Cristo, la pace in ogni luogo della Terra.
Cosa significa appartenere a una comunità cristiana in Pakistan?
Ci sono persone, islamiche e musulmane, che considerano il cristiano del Pakistan diversamente da quello di un qualsiasi altro luogo. In questo Paese ci sono tanti cristiani che vivono nel terrore, che vedono la morte ogni giorno e che subiscono continue umiliazioni: tutti loro sanno bene che potrebbero avere una vita molto più semplice solamente cambiando religione, eppure scelgono di continuare a confidare nella fede, dimostrando un grandissimo coraggio. C’è un appello in particolare che vorrei lanciare oggi al popolo cristiano e al mondo intero: pregate affinché anche in Pakistan possa arrivare la pace. Pregate affinché non vi siano più vittime innocenti, non solo cristiane, ma di tutte le religioni.
(Claudio Perlini)