Continua a far discutere il caso di Valentina Salamone, trovata impiccata il 24 luglio del 2010, in una villetta alla periferia di Adrano, in provincia di Catania. Inizialmente liquidata come suicidio, la sua morte è stata poi rettificata come omicidio per il quale risulta indagato l’amate Nicola Mancuso, attualmente in carcere. Come noto, in un primo momento si pensò che la giovane si fosse tolta la vita ma poi alcuni elementi ed una analisi più approfondita della zona del delitto hanno fatto emergere chiaro e lampante che sia lecito pensare ad un omicidio, anche se la quasi totalità di persone che risultano immischiate in questo caso a vario titolo, continuano a sostenere la tesi del suicidio. “Quarto Grado” si è occupato più volte della vicenda e, nella puntata del 17 maggio 2013, ha convocato in studio le sorelle di Valentina, che chiedono alle ex amiche di Valentina che continuano a parlare di un suo suicidio, di far chiarezza su quanto è effettivamente successo in quella notte. In collegamento c’è la moglie di Mancuso, Piera Castelli, che continua a sostenere la completa innocenza del marito, padre dei loro tre figli, che a suo dire non sarebbe assolutamente un assassino. La donna, inoltre, getta del fango sulla memoria della vittima, parlando di una ragazza di facili costumi, ben lontana dalla santa che tutti stanno dipingendo attraverso i media. Intanto, in studio, l’avvocato difensore Salvatore Barzilla, evidenzia come il proprio assistito sia completamente estraneo ai fatti che gli vengono ascritti nonostante gli facciano notare che le prove siano contro di lui: sulla suola delle scarpe di Valentina sono infatti state ritrovate delle tracce ematiche dell’indagato, che attesterebbero la sua presenza sul luogo della morte. Il dibattito su questo caso si chiude con quale battibecco tra la moglie di Mancuso ed i familiari di Valentina, con la prima che usa alcune frasi non propriamente edificanti.