Duecentomila persone: un record di presenze, secondo quanto riportavano già ieri sera i media. Sono quelle che ieri si sono radunate a Roma, in Piazza San Pietro e per tutta Via della Conciliazione, in rappresentanza dei movimenti e delle associazioni di tutto il mondo giunte a Roma per incontrarsi con Papa Francesco. Il quale ha stabilito anche lui un record: ha parlato per 38 minuti, il suo discorso più lungo da quando è diventato Papa. Prima delle sue parole, si sono rivolti a lui due rappresentanti della grande folla presente: Paul Bhatti, fratello del ministro pakistano ucciso dagli estremisti islamici, e lo scrittore e giornalista irlandese John Waters. Ilsussidiario.net ha chiesto a quest’ultimo di commentare la giornata.



Al termine della straordinaria giornata di ieri, quali sono i suoi sentimenti e che tipo di impatto pensa che potrà avere questo evento per la vita futura dei movimenti?
Credo sia stata una giornata di grande utilità per tutti i presenti. Personalmente credo che fino a ieri il passaggio da Benedetto a Francesco abbia comportato un certo tipo di incertezza, una incertezza che ieri è stata spazzata via. Ieri si poteva davvero sentire un elemento di grande intensità tra le persone, i movimenti presenti e il papa stesso. E’ stato un incontro molto profondo quello a cui abbiamo assistito, lo si poteva vedere nel linguaggio dei corpi, negli sguardi, nelle cose che il papa ha detto.



Cosa intende con incertezza che è stata spazzata via?
Lo dico prima di tutto per me, che sono una persona che amava profondamente Benedetto. Le sue dimissioni sono state per me un momento molto doloroso e dentro di me c’era questa incertezza verso quello che il futuro ci avrebbe potuto riservare. Ma, ripeto, ieri ogni incertezza è stata spazzata via. Francesco è certamente una personalità diversa da Benedetto, ma  si percepisce chiaramente che è una personalità profonda, comunica in modo meraviglioso, ha energia e ha una visione precisa. Ti mette a tuo agio, ti fa sentire accolto, ti comunica una grande certezza.



Papa Francesco ha usato un esempio molto affascinante, per esprimere il concetto che nella vita non siamo mai soli, che Gesù è presente, che c’è qualcuno che ci aspetta sempre. Lo ha fatto quando ha parlato della sua confessione giovanile con un sacerdote sconosciuto e ha detto che da quel momento la sua vita è cambiata per sempre.
Sostanzialmente Francesco riprende e segue quello che diceva Benedetto, il loro modo di intendere è molto simile, anche se le loro personalità sono differenti. Francesco ha un modo di portare alla luce le cose che è diverso, diciamo anche una prospettiva diversa. Credo che però Francesco sia veramente il papa perfetto per i tempi che stiamo vivendo, con le conseguenze della separazione tra fede e ragione, ma la fede non è in opposizione alla ragione. Francesco si esprime in modo molto basilare, ma allo stesso tempo molto intelligente. Il suo modo di comunicare mi affascina e stupisce e questo mi dà moltissima speranza nel suo pontificato.

Il papa ha anche parlato di crisi economica, del modo con cui la politica si preoccupa dello stato di salute dell’economia, ma dimentica i poveri. Una economia e una politica senza etica.

E’ stata una affermazione molto importante e significativa in questo momento storico. E’ qualcosa che oggi in Europa moltissime persone pensano. E’ un dato di fatto quello che ha detto il papa, che è possibile ritrovare nella nostra storia, una storia fatta di una economia che si è dimenticata spesso e volentieri dei poveri. Penso che quanto ha detto il Papa sia un vero e proprio avvertimento per i politici. 

E’ una preoccupazione espressa in maniera molto forte. 
Credo che ci stiamo avvicinando a un momento nella storia della nostra cultura che cambierà questo aspetto. Mi viene in mente un discorso che recentemente ha fatto il presidente della Repubblica irlandese, che ha dei punti in comune con quanto detto dal papa. Per molto tempo la gente ha pensato: ok i politici e gli economisti non sanno quello che stanno facendo e ci tocca aspettare mentre soffriamo. Ora le cose stanno cambiando e ci si rende conto che tutto ciò è un richiamo per ciascuno di noi. Non è una coincidenza quindi che oggi il papa abbia fatto questo discorso, richiamando la coscienza dei cristiani su questo punto. 

Nel suo discorso invece lei ha parlato del “peso della croce della modernità”, riflettendo in modo efficace la disperazione della società moderna. 
Questo è un punto molto importante, in sé semplice ma difficile da spiegare, perché il fatto che Cristo sia presente e ci possa aiutare ha a che fare con la nostra struttura di esseri umani. Per questo ho parlato della mia esperienza personale, quando ho scoperto che veramente non c’era alcun altro modo per riprendersi dal peso di questa croce della modernità che un cambiamento di mentalità, di modo di concepire, in modo da guardare a me stesso in maniera totale e corretta. E’ stata una semplificazione, la mia, per esprimere come alla fine del viaggio la risposta non può derivare solo da un lavoro intellettuale, non è questa la risposta. Certo è importante anche questo, ma la risposta ultima viene dalla mia relazione, dal mio corrispondere alla persona di Cristo, questa è la salvezza. Ci sono molte croci nel mondo moderno, la dipendenza da droghe o alcol, croci diverse fra loro che portano alla distruzione, deludono e distruggono. Ma quello di cui abbiamo bisogno è Gesù Cristo e senza un rapporto con Lui non c’è speranza.

 

(Paolo Vites)

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