Oggi, 19 maggio, oltre alla Pentecoste la Chiesa festeggia Celestino V, Santo che nacque con il nome di Pietro Angelerio (o Angeleri) in Molise, presumibilmente fra il 1209 e il 1215, e morì a Fumone il 19 maggio del 1296): era di umili origini, la sua famiglia era molto numerosa e lui era il penultimo di dodici figli. Quando era giovane soggiornò per un breve periodo presso una delle più importanti chiese della diocesi di Benevento, Santa Maria in Faifoli, ma, per la sua predisposizione alla contemplazione ascetica, ben presto si ritirò in solitudine in una caverna sul monte Morrone, nei pressi di Sulmona. Pochi anni più tardi si trasferì a Roma, dove studiò e prese i voti sacerdotali, ma la sua indole solitaria e mistica lo portò ben presto a ritornare a vivere prima nella grotta della chiesa di Santa Maria di Segezzano e poi in un luogo inaccessibile sui monti della Maiella.
Durante il suo eremitaggio, nel 1244 Pietro si allontanò temporaneamente per formare una congregazione ecclesiastica, riconosciuta da papa Gregorio X come una suddivisione dei benedettini, e che successivamente prese il nome di “Celestini”. Nel 1273 decise di recarsi a piedi a Lione (Francia), dove erano in atto i lavori del Concilio di Lione II voluto dallo stesso Gregorio X, per far si che l’ordine monastico da lui stesso fondato non venisse soppresso. Fortunatamente, la fama di uomo santo e giusto che lo accompagnava fecero sì che la sua missione andò a buon fine e il Papa lo pregò di celebrare una messa al cospetto di tutti gli ecclesiastici presenti al concilio.
Nei vent’anni successivi Pietro si distaccò sempre più dal mondo esterno, chiudendosi sempre più nella meditazione e nella preghiera in completa solitudine.
Tuttavia accadde che il Papa Niccolò IV morì (4 aprile 1292) e subito si riunì il conclave per eleggere un nuovo pontefice, ma troppi erano i disaccordi al suo interno e quindi dopo un anno ancora non si era eletto il nuovo Papa. Il conclave dopo un anno si trasferì a Perugia e solo l’intervento del re di Napoli, Carlo D’Angiò, riuscì a scuotere gli ecclesiastici. Il re infatti aveva urgente necessità dell’appoggio papale per concludere gli accordi con Giacomo II, re di Aragona, sull’occupazione aragonese in Sicilia e quindi si recò personalmente a Perugia con il figlio Carlo Martello per sollecitare la nomina del successore di Niccolò IV.
Nel frattempo, Pietro predisse che gravi sciagure si sarebbero abbattute su tutta la Chiesa se non si fosse giunti presto a un accordo. Questa profezia venne inviata al Cardinale Decano Malabranca e, in accordo con gli altri membri del conclave, venne deciso all’unanimità che il nuovo pontefice sarebbe stato proprio Pietro del Morrone. Tutti regnanti d’Europa, infatti, erano a conoscenza della sua figura ascetica e religiosissima e nutrivano per lui un profondo rispetto. Così dopo 27 mesi, il 5 luglio 1294, Pietro del Morrone venne eletto Papa con il nome di Celestino V.
Tra i primi atti ufficiali si ricorda l’emissione della Bolla del Perdono mediante la quale veniva elargita l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, dopo essersi recati in visita all’Abbazia di Santa Maria di Collemaggio dal 28 al 29 agosto, si fossero confessati. Celestino V si preoccupò immediatamente anche di risolvere la questione aragonese ratificando il trattato tra Carlo d’Angiò e Giacomo d’Aragona e restituendo così la Sicilia nelle mani degli angioini.
Tuttavia il papato di Celestino fu estremamente contestato perché egli non seppe amministrare con moderazione la gestione della Chiesa e, data la sua inesperienza e ignoranza della lingua volgare che veniva adottata nei concistori, fece collassare tutta l’amministrazione in uno stato di estrema confusione. Preso atto di questa condizione, Celestino con estrema umiltà, decise di abdicare. Nonostante i vani tentativi da parte del re di Napoli di farlo desistere da questa decisione estrema, il 13 dicembre del 1294, durante un concistoro, Celestino V diede lettura ufficiale della sua rinuncia al pontificato.
Solo undici giorni dopo venne eletto papa Bonifacio XIII. Celestino venne raggiunto dai soldati che lo segregarono nella rocca di Fumone, territorio di proprietà del nuovo Papa, dove morì il 19 maggio del 1296. Le fonti ufficiali dell’epoca dicono che l’uomo, ormai molto anziano e provato dalla prigionia, morì dopo aver recitato la sua ultima messa.
Fu canonizzato il 5 maggio 1313 da papa Clemente V, dopo le insistenze del re di Francia Filippo il Bello e da tutti i fedeli. Le sue spoglie furono traslate da Ferentino, dove il Papa era stato inizialmente sepolto, alla basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila. È venerato come Santo patrono di Isernia e compatrono de L’Aquila, del Molise e di Urbino.