La notizia è di quelle che, certo, non passano inosservate, e non solo perché il Corsera l’ha messa in prima pagina: il suocero querela la nuora perché fa male gli agnolotti. I commenti su twitter non si sono fatti attendere: quasi tutti a favore del suocero. Che dire? Dopo tanta politica sulla non politica scatta la valvola del cazzeggio ed è un effluvio di commenti, dal bar alla metropolitana fino ai social network. E poi c’è ancora qualcuno che si chiede come mai tanta attenzione alla cucina in questo paese? La domanda è rimbalzata più volte al Salone Internazionale del Libro di Torino che ha chiuso i battenti con un risultato anticrisi: + 20% di vendite libri e più 4% di visitatori. E c’era una novità in questo Salone, che è stato lo spazio Cook Book, con i cuochi in carne e ossa che cucinavano davanti al pubblico mentre parlavano dei loro libri. Tutti incontri partecipati, sia numericamente, sia dal punto di vista del coinvolgimento, visto che la gente prendeva appunti davanti al risotto pop di Davide Oldani o alla zabaione del maestro Iginio Massari. C’è da vergognarsi di questo?



C’erano giovani, moltissimi, ma anche signore di tutte le età e uomini appassionati di cucina, tutti ad assistere a quella cosa che riesce, la ricetta, in un mondo dove sembra non riuscire più nulla. Gente che acquista i libri sull’argomento, che vede le trasmissioni televisive, che fa parte di uno spaccato di società rappresentativo, se la statistica non è un’opinione. Sono stati oltre 300 mila i visitatori al Salone, ed è normale che almeno 200 alla volta abbiano affollato i cooking show serviti a ritmo di uno ogni ora, per cinque giorni. E mentre si svolgeva il Salone a Torino, a Grosseto la Camera di Commercio ha deciso di usare la chiave del gusto per aprire le porte della città. Tre giorni di MaremmaWineFood Shire, con 100 produttori di vino e di vino divisi in cinque piazze. E chi è venuto a Grosseto ha visto una città bellissima, che personalmente annovero fra le 2 sorprese di questi anni (l’altra è Belluno).



Grosseto ad esempio è cinta totalmente dalle sue mura antiche (come Lucca), e al suo interno è un dedalo di piazze, di strade, di angoli molto belli, ognuno caratterizzato da un localino, sia esso un wine bar oppure un ristorante tipico che fa ancora l’acqua cotta. Ora, il Salone del Libro e la città di Grosseto sono due esempi di una cosa italiana, dove una chiave di introduzione è stato proprio il gusto, col risultato di portare a casa una maggior conoscenza, una voglia di non appiattirsi sugli stereotipi. Un cuoco, domenica mattina a Grosseto, il bravo Umberto Amato del ristorante La Fontanina sull’Argentario ha preparato tre ricette con il pesce cosiddetto povero. Con una sorpresa: se orata e branzino costano sui 30 euro al chilo, questi pesci non superano i 3 euro. Ma la resa in cucina, con gli accorgimenti giusti, è gradevolissima. E a questo punto mi chiedo: non è attualità questa? Non è una risposta al bisogno di un’alimentazione sana ed anche economica, richiesta a gran voce in questo periodo? E ancora: non è un interesse? La risposta è pleonastica.



E tutto ciò, a cominciare dall’agnolotto malfatto del nostro incipit, fa parte dell’ingrediente (nomen omen) di un’informazione che, se non vuole annoiare, deve smetterla di considerare una cosa seria solo le beghe di casa nostra, alle quali, forse, si dà fin troppo spazio.

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