Nonostante la diffida inviata a Federica Sciarelli dai legali di Marco Accetti, durante la puntata di “Chi l’ha visto?” andata in onda ieri sera è stato proposto un nuovo servizio sul caso Emanuela Orlandi. Si è tentato infatti di ricostruire innanzitutto l’omicidio del piccolo Josè, confrontando le dichiarazioni recenti di Accetti con quelle che fece al processo per l’investimento mortale del bambino uruguaiano nel 1983. Emergono coincidenze sorprendenti e interrogativi lasciati senza risposta, spiega la trasmissione di Rai Tre, dalla sentenza di condanna per omicidio colposo e omissione di soccorso. In base alla ricostruzione del programma, infatti, “la sera che sparì il piccolo José avrebbe potuto teoricamente incrociare Accetti intorno alle 19, mentre tornava casa. Gli orari e il tragitto messo a verbale dall’uomo stesso sono compatibili con questa ipotesi, che non fu approfondita. Così come non fu chiarito come il bambino percorse i circa 30 chilometri di strada tra casa sua e il luogo dove fu trovato”. Viene inoltre spiegato che sul flauto fatto ritrovare da Marco Accetti a “Chi l’ha visto?” non sono state rilevate tracce genetiche di Emanuela Orlandi perché vecchio e non ben conservato. “Non è stato trovato Dna di nessun altro, forse l’ipotesi peggiore che non aiuta i familiari a sciogliere i dubbi sulla credibilità di Accetti”. Colpisce però la somiglianza della sua voce con quella del cosiddetto “Americano”, l’uomo che telefonò varie volte subito dopo la scomparsa, mai nel periodo in cui Accetti fu detenuto.