“Certo che lo conoscevo Giuseppe, per me era un uomo con la U maiuscola”. A parlare, in un’intervista recentemente rilasciata a un giornale locale della Val Seriana (araberara.it), è Antonio Negroni, amico e collega di Giuseppe Guerinoni, identificato grazie all’esame del dna come il padre dell’assassino di Yara Gambirasio. Mentre a San Lorenzo di Rovetta gli investigatori sono ancora sulla traccia della madre del killer, Antonio Negroni rivela ulteriori dettagli riguardo il caso. Parecchi anni fa incontrò sulla corriera su cui lavorava un ragazzino di Onore “che però era stato lasciato dalla madre alla Casa dell’Orfano, aveva una situazione famigliare davvero difficile e non aveva soldi”, così ogni tanto “gli dicevo di non fare due biglietti, tanto c’ero io, di usare sempre quello, volevo aiutarlo”. Un giorno si accorge alla fine della corsa che mancano sette mila lire: “Allora erano tante – dice Negroni – cinque pezzi da mille e quattro da cinquecento, penso e ripenso ma i conti non tornato, ne parlo con il mio capo che mi dice di pensare bene a chi poteva averli presi, così mi viene in mente” il ragazzo. Il giorno dopo Negroni si reca alla Casa dell’Orfano e incontra Padre Arturo, a cui spiega l’accaduto, “pensavo che lui avesse parole adatte per un ragazzino”. Padre Arturo dice al giovane: “Dove hai messo i suoi soldi?”. Il ragazzo, spiega Antonio Negroni, “abbassa la testa e dice ‘di sopra’ e va a prenderli”. Cosa c’entra tutto questo con Yara Gambirasio, gli chiede allora il cronista? Antonio Negroni afferma: “Padre Arturo poche settimane fa mi ha confidato che quando è successa tutto il clamore su Yara gli è venuto in mente che forse poteva centrare quel ragazzo che è di Onore”.