La lettera del giovane di 17 anni che ha commosso in molti, pubblicata qualche giorno fa su Repubblica, sarebbe un falso. Un tale Davide Tartaglia, come noto, ha inviato una lettera dove parlava della sua condizione di omosessuale, una condizione che nella società di oggi che non riconoscerebbe i suoi diritti, sarebbe solo causa di sofferenze. In molti, dal presidente della Camera Boldrini ad esponenti del Pdl come Bondi (intanto un altro esponente del Pdl, Galan, sta per presentare una legge a favore dei matrimoni gay) si sono detti commossi e hanno dichiarato il loro sostegno a questo Davide. La Boldrini, ha detto, vorrebbe anche incontrarlo. Ma ecco che Vittorio Sgarbi dichiara di non credere in quella lettera, che sarebbe un falso “confezionato ad arte” con tanto di titolo strappalacrime, dice (“Io, gay a 17 anni, chiedo solo di esistere”). Sgarbi ha illustrato la sua tesi in un editoriale comparso su Il Giornale: “la lettera che ha turbato e commosso Bondi e la Boldrini e indignato Ferrara, è, ad evidenza, un falso. Salvo che non trovino una controfigura omonima e coincidente per età e condizione, Davide Tancredi non esiste”. Dice trattarsi di un falso della Repubblica, perché contiene tutti i “luoghi comuni del conformismo progressista, dopo le mode dell’outing e l’urgenza a deliberare dei parlamenti, dalla Spagna alla Francia, con l’Italia arretrata perché troppo vicina alla Chiesa romana“. Dice che il falso si riconosce sin dall’inizio della lettera, quando il giovane appare come “un vecchio attore consumato” alludendo al suicidio: un gesto, dice Sgarbi, che sarebbe simmetrico a quello dell’omosessuale vecchio e di destra che si è ucciso a Notre Dame (Dominique Venner). Insospettisce Sgarbi poi la frase “Un paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di se”: nessun giovane, dice, se non finto e per far abboccare la Boldrini, scriverebbe pensieri come questi.



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