Funerale a lieto fine, quello di Brighton Zanthe Dama, 34enne dello Zimbabwe, dato per morto dopo una lunga malattia. Dopo il presunto decesso, il corpo dell’uomo era stato composto nella bara, lasciata aperta durante le esequie per permettere ad amici e familiari di vedere per l’ultima volta il volto del loro caro. Ma è proprio uno dei presenti, l’ex datore di lavoro del “defunto” che ha notato qualcosa di strano: Zanthe stava muovendo le gambe. “Sono stato il primo ad accorgermene – ha raccontato -. Ero scioccato, non riuscivo a credere ai miei occhi. Ma poi mi sono reso conto che anche gli altri stavano cominciando a notare qualcosa di strano”. Il panico si scatena tra i presenti ma qualcuno, fortunatamente, riesce a prendere in mano la situazione, capendo di non aver a che fare con uno zombie ma con una persona viva e vegeta e bisognosa di cure. I familiari iniziano quindi un tentativo di rianiamazione cardiopolmonare dell’uomo, allertando i soccorsi. Il “morto risvegliato” viene ricoverato in ospedale ma dopo due giorni è già dimesso. “Non ricordo quasi niente – ha detto in merito all’esperienza vissuta -. Chi era al mio funerale potrà raccontarlo meglio”. Un epilogo felice, per questa assurda vicenda che sembra essere uscita direttamente da uno dei racconti del terrore di Edgar Allan Poe, nel quale il protagonista si risveglia rinchiuso in una bara, perché i medici, tratti in inganno dall’assenza di respiro e di battito, l’avevano dato per morto. Come sono presenti anche numerosi casi di persone che si sono risvegliate dal coma parlando con accenti stranieri. L’Ottocento, del resto, era terrorizzato dalle morti apparenti e dalle sepolture premature. Ma anche ai giorni nostri, nonostante la legge imponga una certa cautela nel dichiarare il decesso, non mancano casi di morti che, come zombie, si risvegliano durante il loro funerale: un episodio simile a quello di Zanthe è successo infatti a gennaio dello scorso anno in Argentina, quando una donna ha trovato la sua bambina viva in una bara nella camera mortuaria quasi 12 ore dopo la constatazione del decesso o nel 2003 – senza dover andare troppo lontano – a Palermo, quando un pensionato di 79 anni, “morto” in seguito a un infarto, si svegliò il giorno seguente disteso nella sua bara – fortunatamente, anche in questo caso, ancora aperta – e chiese, come se nulla fosse, un po’ d’acqua da bere.