Nel corso della puntata di “Quarto Grado” del 3 maggio 2013, sono stati illustrati i passi avanti fatti verso la soluzione del giallo di CastelVolturno, nell’inchiesta sulla morte di Elisabetta Grande e Maria Belmonte, rispettivamente madre e figlia, per la morte delle quali era stato accusato il marito della prima e padre della seconda, il medico Domenico Belmonte. I corpi delle due donne, trovati dalla polizia il 13 novembre scorso a otto anni dalla scomparsa delle due, erano stati ritrovati nell’intercapedine della loro villa. L’autopsia, recentemente conclusa dal dottor Francesco Introna, ha dato dei risultati inaspettati, che potrebbero scagionare il sospettato: sui corpi delle due non ci sarebbero tracce che potrebbero far pensare a un omicidio, ma, secondo una prima ipotesi dell’anatomopatologo, madre e figlia si sarebbero calate volontariamente nell’interstizio nel quale sono state trovate, dove avrebbero ingerito dei sonniferi ed una grossa quantità di un potente ansiolitico per suicidarsi. Secondo il medico, però, successivamente un’altra persona avrebbe cosparso i corpi di acido muriatico e poi di topicida e DDT per fermare il processo di decomposizione. All’interno della scena del crimine ci sono molte cose che non tornano, considerando anche che il posto veniva invaso da circa trenta cm di acqua in caso di piogge. Belmonte è stato nuovamente interrogato ed ha ammesso di utilizzare l’acido muriatico per pulire normalmente l’abitazione, ma ha ovviamente negato qualsiasi coinvolgimento nella morte della moglie e della figlia. Il caso si apre a tutte le possibili ipotesi ed in studio, ospiti di Salvo Sottile e Sabrina Scampini, si susseguono varie opinioni in merito da parte di esperti come il biologo Luciano Garofalo ed il medico legale presente in trasmissione. Vari oggetti sono stati trovati accanto alle donne oltre alla baccinella con il sedativo: le chiavi di casa, un blister di una medicina, una borsa, un accendino, i documenti, una torcia addirittura sotto uno dei corpi, e gli inquirenti stanno cercando di capire se si tratti di effetti personali che le due vittime – nel caso non si tratti di suicidio – avevano con loro o sono stati messi lì dall’assassino per far credere che fossero scomparse. Viene letta infine, in un servizio, una pagina del diario in cui Elisabetta parla della figlia e di acido muriatico, pagine analizzate dal dottor Vincenzo Mastronardi, che ipotizza una possibile “follia a due”.