Nella quotidiana messa mattutina che papa Francesco celebra ogni mattina presso l’Istituto Santa Marta dove vive, ha oggi ricordato i martiri, in particolare quelli di Nagasaki. Si tratta di 22 cristiani uccisi nel 1597 tra cui i Paolo Miki e venti compagni, martiri, alcuni dei quali laici e molti bambini. Francesco ha voluto sottolineare la forza e la caratteristica di chi muore per la fede: “Il buon cristiano sopporta senza lamentarsi e senza essere triste dolori e prove, non perché è masochista, ma perché ha il cuore in pace” ha detto. Paolo e Sila, martiri di Nagasaki, erano gioiosi ha detto “perché seguivano Gesù nella strada della sua Passione. Una strada che il Signore percorre con pazienza”. Ha sottolineato più volte il valore della pazienza, “entrare in pazienza” ha detto che non vuol dire essere tristi. Vuol dire invece sopportare il peso delle tribolazioni con pazienza come le ha sopportare Gesù “entrando in pazienza”. “Questo è un processo – mi permetto la parola ‘un processo’ – un processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza. Un processo da tempo, che non si fa da un giorno all’altro: si fa durante tutta la vita per venire alla maturità cristiana. E’ come il buon vino” ha spiegato. Di alcuni martiri, ha detto ancora, si diceva che andavano al martirio come si va a una festa di nozze. E ha criticato l’atteggiamento del lamento: “Ma guardi quel che mi viene’… un lamento. E un cristiano che continuamente si lamenta, tralascia di essere un buon cristiano: è il signore o la signora lamentela, no? Perché sempre si lamenta di tutto, no? Il silenzio nel sopportare, il silenzio nella pazienza. Quel silenzio di Gesù: Gesù nella sua Passione non ha parlato di più, soltanto due o tre parole necessarie”. Infine, l’entrare in pazienza rinnova la nostra giovinezza e ci fa più giovani.