L’11 giugno la Chiesa Cattolica venera la memoria di San Giovanni da San Facondo, monaco agostiniano spagnolo vissuto durante il XV secolo, considerato tra i più importanti predicatori della storia del Paese iberico. San Giovanni González de Castrillo (noto in spagnolo come San Juan de Sahagún, dal nome della sua località d’origine) nacque intorno all’anno 1430, nel piccolo borgo castigliano di Sahagún, nei pressi della città di León. San Giovanni nacque in seno a una potente famiglia della nobiltà castigliana, primogenito di Juan González del Castrillo e di Sancha Martínez. La nascita di Giovanni, primo di sette fratelli, venne accolta con grande giubilo in famiglia, dato che Juan e Sancha erano sposati da ben sedici anni e non avevano avuto sino ad allora nessun erede.
Giovanni, d’intelletto estremamente vivace, sin da piccolo mostrò una grande predilezione per gli studi piuttosto che per i giochi infantili. Dopo aver ricevuto una prima educazione presso il convento benedettino di Sahagún, grazie alla sua intelligenza poté studiare nella famosa università di Salamanca. Uno zio gli offrì la possibilità di usufruire di una rendita religiosa ancor prima che san Giovanni venisse ordinato sacerdote. San Giovanni, indignato da questa offerta, la rifiutò, ritenendo che offendesse l’Onnipotente in quanto non proveniente da una reale vocazione ma frutto di un accordo economico del suo potente zio. A 21 anni, il padre riuscì a farlo assegnare al servizio del vescovo di Burgos, Alfonso di Cartagena, che lo portò con se nella sua diocesi e lo nominò canonico della cattedrale. I suoi avversari, invidiosi dell’affetto e della stima che il vescovo provava per lui, lo calunniarono, sostenendo che dissipasse i beni che gli erano stati affidati.
Chiamato dal vescovo Alfonso a rispondere dell’amministrazione dei beni, san Giovanni dichiarò candidamente di averli impiegati per l’assistenza ai bisognosi della città. Impressionato dalla grandezza d’animo del giovane, oltre che dalla sua sincera vocazione, il vescovo Alfonso lo esortò a divenire sacerdote, ordinandolo lui stesso pochi mesi dopo. Dopo sei anni al servizio del vescovo Alfonso, san Giovanni sperimentò un profondo travaglio interiore in seguito alla morte di entrambi i genitori, scomparsi a poche settimane di distanza l’uno dall’altra. San Giovanni chiese quindi il permesso al vescovo di abbandonare la curia di Burgos, ritirandosi a Salamanca, città dove aveva completato gli studi universitari. Lì il santo studiò per altri quattro anni nel prestigioso seminario locale, preparandosi per diventare professore presso l’università.
Dopo nove anni di insegnamento, in cui era anche stato parroco della chiesa di San Sebastiano, Giovanni si ammalò gravemente. Durante la sua malattia, fece voto di farsi monaco se il Salvatore gli avesse concesso la guarigione. Miracolosamente guarito, san Giovanni rispettò il suo voto, e si presentò alla porta del convento degli Agostiniani per farsi monaco: costoro lo accettarono senza esitazioni, conoscendone gli elevati valori spirituali e morali.
Durante il suo periodo come novizio, san Giovanni guadagnò la stima dei suoi confratelli, compiendo anche un famoso miracolo. Nonostante le scorte alimentari del monastero fossero estremamente scarse, san Giovanni riusciva a moltiplicarle semplicemente benedicendole, permettendo così ai confratelli di sopravvivere. San Giovanni rispettava rigidamente le prescrizioni della regola di Sant’Agostino, sottoponendosi a profonde mortificazioni anche per la minore infrazione. Al tempo stesso, era un difensore dei poveri e degli umili, che prendeva spesso sotto la sua protezione. Gli sono attribuiti vari miracoli, tra cui quello di aver liberato Salamanca da un’epidemia di tifo, quello di aver fermato con lo sguardo un toro fuggitivo che stava seminando il terrore per le strade cittadine e quello di aver salvato un bambino precipitato in un pozzo profondo, semplicemente lanciandogli la corda che gli cingeva i fianchi e facendo miracolosamente salire il livello dell’acqua sino alla superficie, permettendogli di uscire.
San Giovanni morì nel 1479: il suo corpo è custodito all’interno della cattedrale di Salamanca. Venne santificato da papa Alessandro VIII nel 1691. Nella città spagnola il santo viene ricordato anche nel nome di una strada, “Tentenecio”, in quanto queste furono le parole che utilizzò per placare il toro impazzito (“Tente, necio”, “fermati, stupido”). È patrono di Salamanca, della sua città natale e della località colombiana di Sahagún (fondata da coloni provenienti dalla città di origine del santo).