La crisi? “Ma noi siamo sempre vissuti nella crisi, per questo non ci disperiamo più di tanto”. E’ la seconda volta che sento una frase del genere ed in tutte e due i casi da gente che aveva il sorriso. La prima volta me lo disse padre Aldo Trento, un missionario del Paraguay; la seconda volta, pochi giorni fa, un gruppo di persone che sono amici di lunga data di Diamante, in provincia di Cosenza. In questi mesi si sono inventati la festa del mare, per destagionalizzare un poco il flusso del turismo, ormai concentrato nel solo mese di agosto. E allora, dovendo dettare una ricetta, verrebbe da dire, prendete otto comuni della Calabria, in quella parte bellissima del Tirreno appena dopo il confine della Campania. Anzi, guardate come si sono ripresi da sé questi borghi, su sollecitazione di Ersilia Magorno, architetto esperto in sistemi territoriali. Lei è di Diamante, il paese più noto della costa dei Cedri, che si affaccia sul mare ed ha una storia curiosa. Nato intorno al 1600 deve la sua costituzione a una ribellione feroce di due comuni verso il signore del tempo che pretendeva l’odioso ius primae noctis. Oggi è il centro di 5.000 anime che spicca per i suoi ristoranti, i negozi con i prodotti a base di cedro e peperoncino e gelaterie sopraffine come i mitici Pierino e Ninì entrambi sul lungomare alto. Dire che mi sono sentito a casa, che ho provato un divertimento puro, non è esauriente. Qui ho visto cosa significa non stare con le mani in mano e mettere in gioco tutte le ricchezze che si hanno intorno. E attenzione, siamo in Calabria, in una terra spesso dimenticata, dove invece continua a vivere una dignità altissima che mi ha reso orgoglioso, come italiano, solo per averla vista. Così c’è chi ha organizzato una regata, chi ha messo in scena la musica e persino il tango ballato in centro paese e chi come Giuseppe Palmieri dell’Ais di Cosenza che ha abbinato il piatto di 14 ristoranti ad altrettanti vini da conoscere. Beh, a me è toccata una fatica disumana: assaggiare i 14 abbinamenti girando un locale alla volta, in tre tranche. In realtà ho toccato con mano una professionalità altissima, una capacità di accoglienza e anche di cucina che addirittura arrivava ad essere complementare, o speculare, fra i vari locali.



A Diamante, ad esempio c’è il ristorante di pesce classico, la Taverna del pescatore, ma anche quello di sola carne che è la Steakhouse da Nerone. Poi c’è il locale uno più innovativo che si chiama Il Diverso e attrae i giovani e quello tradizionale, dei Murales, che è per le famiglie. Il Sottocoperta invece, si è specializzato negli antipasti sfiziosissimi. Ma mentre si gira il paese, per provare a fine serata il tartufo al cedro di Pierino o quello di Ninì, si scopre che questo paese è anche famoso per i murales: oltre 100, disegnati negli anni ottanta. Un’altra trovata geniale. L’altro paese che mi ha stregato è invece Belvedere Marittima, con un’altra teoria di locali straordinari: cercate l’Ottagono, il Sabbia d’Oro, il Milleluci e poi due locali vicini, affacciati sul mare, anch’essi straordinari: il Calypso e il Povero Pesce. Infine a Cirella di Diamante, un fritto misto da favola da Lucio e le trofie con le vongole all’Acqua Salata. Se poi volete provare il cuore dell’accoglienza calabra, cercate Palazzo Bruni a Maierà: 12 camere ricavate in un’antica casa padronale e una cucina eccellente: Come tutto qui: sulla costa dei cedri, tappa raccomandatissima e subito dettagliata sull’App Il Golosario Ristoranti. Si parte!

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