Svolta nel caso della scomparsa di Eammanuela Orlandi? Non la svolta che tutti avrebbero voluto, precisa il procuratore aggiunto di Roma Capaldo perché Emanuela, spiega, è morta. Inutile farsi speranze in quel senso, ma una speranza c’è: che il caso sia vicino finalmente alla sua risoluzione. Scomparsa esattamente trent’anni fa domani 22 giugno, Capalco che da anni segue il caso rivela: “Emanuela Orlandi è morta, ma il caso della sua scomparsa potrebbe risolversi. Finora ci sono state molte false piste e molti depistaggi”. Aggiungendo che in tutti questi anni non si è indagato a fondo perché si temeva di arrivare a verità scomode. E’ la prima volta che un personaggio così di spicco nell’ambito delle indagini rilascia una dichiarazione così fiduciosa. Forse la svolta tanto attesa è dovuta al supertestimone che si è autoaccusato di aver fatto parte di un fantomatico nucleo di controspionaggio al cui interno erano impegnati “laici che lavoravano per conto di alcuni ecclesiastici con il supporto di fiancheggiatori dei servizi segreti dell’Est”. Questo nucleo stando alle sue parole aveva il compito di svolgere azione di pressione e ricatto per influenzare le decisioni del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa. Non solo: anche contrastare l’operato del capo dello Ior in quegli anni, monsignor Marcinkus, e per condizionare nomine vaticane varie. In tal senso rapire Emanuela Orlandi aveva lo scopo di far ritirare a Alì Agca le accuse di complicità dei servizi segreti bulgari nell’attentato a Papa Giovanni Paolo II, in cambio della sua liberazione. Un rapimento definito dal supertestimone simulato, ma poi sfuggito ai sequestratori di mano: colpa dice ancora, dell’appello fatto da Giovanni Paolo II che trasformò quella che doveva essere una azione dimostrativa in un giallo senza ancora una soluzione acclarata.